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Nel panorama letterario del Novecento il giallo si è imposto come un genere letterario dalle molteplici forme. Basterebbe pensare a «Quer pasticciaccio brutto de via Merulania», il capolavoro di Carlo Emilio Gadda, o a

Nel panorama letterario del Novecento il giallo si è imposto come un genere letterario dalle molteplici forme. Basterebbe pensare a «Quer pasticciaccio brutto de via Merulania», il capolavoro di Carlo Emilio Gadda, o a certi romanzi di Leonardo Sciascia («Il giorno della civetta», «A ciascuno il suo», «Todo modo»). Attraverso gli anni si è anche sforzato di sperimentare e di rinnovarsi, ma producendo spesso una letteratura “highbrow”. Come potrebbe testimoniare, ad esempio, «Cronaca de una muerte annunciata», del 1981, di Garcìa Gabriel Màrquez; un romanzo polifonico che si serve del coro per mettere in risalto l’orrore creato dall’annuncio del crimine da fare (mentre nell’incipit del racconto giallo-poliziesco tradizionale l’orrore scaturisce dalla scoperta di un omicidio-cadavere) e nel quale si innestano fatti, costumi, tradizioni, e miti del mondo tropicale, oltre a motivi del reale che inglobano la dimensione dell’irrazionale, del surreale, dell’astorico, con una vena umoristica che arricchisce gli elementi favolosi e i messaggi morali della narrazione.Dall’ultimo ventennio del Novecento il thriller diventa molto prediletto dagli scrittori americani. Sono scrittori dell’era postmoderna che sfornano opere “lowbeow” per soddisfare il palato delle masse e per incassare ingenti guadagni. Benché siano ampiamente tradotti in altre lingue, la loro popolarità è stagionale ed effimera. In questa categoria rientra anche Stephen King che nel suo «The Colorado Kid», del 2005, costruisce intrecci e personaggi con piatti procedimenti di “pastiche” che rimandano alla tradizione giallistica che va da Edgar Allan Poe a Canon Doyle, da G. K. Chesterton a Agata Christie, a Mikey Spillane. Questi scrittori americani influenzano i giovani narratori nostrani.Giacomo Aloigi, nato a Firenze nel 1969, ha avuto successo con il thriller d’esordio, «Buio» (Firenze; Edizioni Polistampa, 2005). Con «Sabbia in bocca» (pp. 213, Pagliai Editore, Firenze, Euro 12,00) ci dà un altro thriller di piacevole lettura, ricco di suspense, di tensione drammatica, e di misteri che metaforizzano il “buio” che vive nella coscienza individuale e collettiva.L’opera è narrata in terza persona, si ambienta nella Firenze dei nostri giorni e nei luoghi limitrofi, e si sviluppa in misura lineare anche se è sovente interrotta da scene retrospettive, da ricordi, e da ripiegamenti. Gli andamenti monologici fanno sentire punti di vista, riflessioni e concezioni di una sterminata folla di personaggi che entrano ed escono dalla scena, per lo più schizzati e incompiuti. Eccetto un numero esiguo di personaggi, quasi tutti appartengono alla classe benestante della borghesia fiorentina e sono protagonisti.Alex, un disegnatore di fumetti, è un personaggio chiave nel mettere in moto la macchina della narrazione, dato che, proprio nell’incipit, è testimone oculare dell’assassinio di una sua coinquilina, Nadia Battisti, e appena notato dall’assassino, viene perseguito, pedinato, cacciato.Da qui si impone un intreccio fitto di inseguimenti e di fughe, sorretto da una catena di ricerche, di misteri, di epifanie, teso a illustrare una dovizia di delitti efferati commessi da individui maniaci e depravati, che in misura frammentaria porta l’autore sia a scattare una fotografia negativa di Firenze, emblema “delle città del mondo” piagate da tanti vizi, corruzioni, mali (“Firenze quella mattina era particolarmente [...] sporca, puzzolente,rumorosa”), tanto che la droga sta distruggendo il corpo e lo spirito dei giovani, sia a trascinare nello spazio diegetico personaggi della magistratura, delle forze dell’ordine, della realtà mediatica, tutti astuti nel valutare ipotesi, sospetti, deduzioni, una rete di informazioni riguardanti questo o quel crimine, e tendono a ricostruire la vera identità della Battisti, vista anche come un essere folle e saggio, umano e disumano, angelico e diabolico.Uno dei personaggi più riusciti del thriller è quello della giornalista Sabrina Parigi, la cui sorella Stefania è stata vittima di un oscuro omicidio. È una giornalista-detective esperta anche della cronaca nera, coraggiosa, tenace, e determinata nel cacciare la verità della notizia, nel dipanare la matassa dei misteri. Si avvicina ad Alex per fare lo scoop, una prassi molto esercitata nel giornalismo postmoderno, della televisione e della carta stampata, che da Aloigi viene messo a nudo dato che spesso paga fior di quattrini per ottenere notizie sensazionali e scandalistiche (“Se lei mi concede un’intervista in esclusiva c’è una somma piuttosto interessante che il mio giornale è disposto a pagare”), sfama il pubblico di notizie della nera e tabloidizzanti, di informazioni inutili e incline ad alimentare la violenza, onde si fa sentire la voce etica di un personaggio che rimpiange il giornalismo serio del passato: “Già, di giornalismo investigativo, d’inchiesta, non se ne fa più... I tempi sono cambiati”. Mentre tra Alex e Sabrina sboccia l’amore, la giornalista non molla la sua inchiesta, che a volte procede parallelamente a volte si sovrappone a quella condotta da commissari e carabinieri di fiuto, e perciò abbondano peripezie, catarsi, scoperte. Nella chiusa la scoperta che la giornalista fa leggendo una lettera nell’appartamento dell’amante è molto drammatica, porta al chiarimento dei “tragici avvenimenti” e a capire che Alex ha assassinato la sorella.
Data recensione: 20/02/2008
Testata Giornalistica: America Oggi
Autore: Franco Zangrilli