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Fra i tanti volumi che mensilmente apro, sfoglio, leggicchio, leggo o bevo, questo vi suggerisco di inserirlo nella lista dei regali perché appartiene, forse incredibilmente, all’ultima categoria per essere riuscito a tenermi sveglia fino a

Fra i tanti volumi che mensilmente apro, sfoglio, leggicchio, leggo o bevo, questo vi suggerisco di inserirlo nella lista dei regali perché appartiene, forse incredibilmente, all’ultima categoria per essere riuscito a tenermi sveglia fino a tarda notte.
Con testi in italiano e inglese," Cornici dei Medici, La fantasia barocca al servizio del potere" non è solo un validissimo testo per addetti ai lavori o studiosi di storia del collezionismo mediceo e della museografia italiana dal Cinquecento al Settecento, perché l’autrice Marilena Mosco (storica dell’arte specializzata nello studio del barocco) é stata capace di trasformarlo in un prezioso strumento che ci permette di inserire un altro tassello al percorso di ricostruzione del nostro passato.
Si tratta della prima pubblicazione completa sulle cornici dei Medici, per l’esattezza sessantatré pezzi, in un periodo di due secoli, fra il granducato di Cosimo I e quello di Cosimo III, che documentano le mutazioni di gusto e l’evoluzione stilistica.
In massima parte inedite, le cornici provengono dalla Galleria Palatina e dal Museo degli Argenti di Palazzo Pitti, dalla Galleria degli Uffizi e dalla Villa di Poggio a Caiano.
Un libro dove la storia appare in immagini e, per l’instancabile lavoro dell’autrice, integrata con eventi e personaggi che stimolano curisità e interesse all’approfondimento.
La cornice barocca, erede dei motivi decorativi del manierismo, dall’Ammannati al Buontalenti, ed espressione dello stile auricolare, vede trasformarsi le volute buontalentiane in cartocci e cartigli affiancati da dettagli prevalentemente zoomorfi ispirati ai disegni di artisti come Callot e Stefano della Bella, presenti nel volume con affascinanti schizzi. Ma, accanto ai nomi noti, salgono alla ribalta autori e botteghe per nuove attribuzioni di intagliatori, risultato della minuziosa ricerca e analisi dall’autrice all’Archivio di Stato di Firenze.
Un lavoro prezioso anche quello dell’editore, Mauro Pagliai, che ci ha spiegato la grande difficoltà di riuscire a mettetere a fuoco e risaltare adeguatamente la cornice senza sminuire l’opera che racchiude con il risultato di un "bello assoluto" anche solo da vedere e toccare!
Da rilevare come, senza il prezioso apporto dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, un’opera di così alto valore storicoculturale, sarebba rimasta, come tante, purtroppo, solo un ambizioso progetto.
Per completare la vostra curiosità, riporto due frammenti tratti dal saggio in apertura del volume del Prof. Antonio Paolucci che, durante la presentazione dell’opera, nella Sala delle Cornici del Museo degli Argenti di Palazzo Pitti, ha coinvolto la platea e tenuta ben incollata alle sedie: 
"Questo è il libro che Federico Zeri avrebbe voluto vedere; lui che non perdeva occasione per lodare le cornici di Pitti e si meravigliava, non senza accenti polemici e di sdegno, che nessuno se ne occupasse fra gli storici dell’arte. Ci voleva Marilena Mosco, una studiosa borderline cresciuta alla scuola di Argan e quindi educata alla curiosità e alla spregiudicatezza intellettuali, oltre che formatasi professionalmente fra i tesori del Museo degli Argenti, perché l’auspicio di Zeri venisse esaudito."  " (...)  Ma chi, prima di questo libro, conosceva Domenico Camerino specialista nelle cornici a cassetta in legno di noce lumeggiato d’oro, tipiche del pieno Cinquecento? E chi Leonardo van der Vinne che incorniciava per il granduca Ferdinando le pergamene dipinte di Giovanna Garzoni? Lo scultoreGiovan Battista Foggini lo conoscono tutti. Non tutti sanno, però, che era suo zio quello Jacopo Maria Foggini che nel 1667 presenta fattura per la cornice del Battesimo di Cristo di Paolo Veronese conservato alla Palatina. Emergono dagli scrutini archivistici e inventariali della Mosco i nomi di artigiani fino a ieri incogniti: Giovanni Magni, Cosimo Fanciullacci, Anton Francesco Gonnelli, Carlo Galestruzzi, Jacopo Sani, Antonio Montini, Michele Prester. Ci accorgiamo che artisti di rango (Ciro Ferri, Pietro da Cortona, il Volterrano,il Foggini) forniscono disegni per le cornici dei quadri di Galleria, a testimonianzadelle attenzioni che collezionisti e conoscitori riservavano a quella integrazione necessaria e preziosa del dipinto che è la cornice. Soasa si dice in lingua veneta la cornice; tradotta alla lettera, la parola vuol dire il “suo agio”, il “suo comodo”. Non si potrebbe dare definizione migliore. Il quadro ha bisogno di una cesura, di un riposo, di qualcosa che lo isoli dal contesto e al tempo stesso ne sottolinei la specificità. Lo aveva capito benissimo Antonio Mancini quando scrive: «Quanto alle cornici non è da dubitare che convengono prima per essere una difesa alle pitture dai nocumenti esterni, dopo perché danno maestà alle pitture, che le fanno vedere quasi per una finestra» ..."
Data recensione: 06/11/2007
Testata Giornalistica: Terra di Toscana
Autore: Cinzia Colzi