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Dopo lo sbarco in Sicilia dell’11 maggio 1860 e dopo aver assunto la dittatura dell’isola in nome di Vittorio Emanuele, Garibaldi e i suoi ’Mille’ si trovarono ben presto alle prese con vari

I documenti inediti nel bicentenario della nascita dell’Eroe dei Due Mondi
«Caffè Michelangiolo» svela documenti inediti nel bicentenario della nascita dell’Eroe dei Due Mondi
Firenze, 03/07/2007 - Dopo lo sbarco in Sicilia dell’11 maggio 1860 e dopo aver assunto la dittatura dell’isola in nome di Vittorio Emanuele, Garibaldi e i suoi ’Mille’ si trovarono ben presto alle prese con vari problemi di ordine pubblico e di ordinaria amministrazione, episodi spesso passati sotto silenzio dalla storiografia ufficiale. Oggi, in occasione del bicentenario della nascita di Garibaldi (Nizza, 4 luglio 1807 - Isola di Caprera, 2 giugno 1882), l’ultimo numero della rivista letteraria "Caffè Michelangiolo" (A. XII, n. 1), diretta da Mario Graziano Parri per Pagliai/Polistampa, propone un articolo di Francesco Ghidetti sull’epopea garibaldina in Sicilia. L’autore, esperto del rapporto tra "questione meridionale" e garibaldini, sviluppa il proprio intervento su importanti carte inedite da lui stesso rinvenute presso l’Archivio di Stato di Trapani. Questi preziosi documenti, 40 capitoli della Dittatura garibaldina. Governatore della Provincia di Trapani, coprono un lasso di tempo che va da giugno a dicembre 1860 e testimoniano una storia lontana dai noti fatti d’arme e dai giochi della grande politica: una storia fatta di piccoli interessi locali, di richieste strampalate, di drammi umani consumati all’ombra della guerra di liberazione della Sicilia dal tallone di ferro borbonico. Si scopre così che, mentre il nuovo ceto dirigente garibaldino era impegnato a individuare i caratteri della popolazione e a considerare le dinamiche interne alla società, tenendo conto del potere di preti e sacerdoti e dando un minimo di funzionalità alle decrepite strutture amministrative, i siciliani erano spesso occupati in faccende molto meno eroiche, ai limiti del tragicomico. Ghidetti cita un episodio calzante: «Nel trapanese c’è gran dibattito su un problema ovvio: come, quando e con che spesa erigere un monumento in ricordo della battaglia di Calatafimi. Tema ovvio, certo, ma anche delicato: è noto come i luoghi della memoria siano spesso decisivi per la formazione di un’identità. Per dare vita al cippo viene formata una commissione e redatto un manifesto che porta la data del 9 settembre 1860. Si sprecano le lodi a Garibaldi e al Re. Si sottolineano i "voti ardenti di tante generazioni". Si parla di liberazione dalla "tirannide dello straniero". Si scrive di pietre "fondamentali della nazionalità". Si accenna, con involontaria ironia, alle ’amanti’: "D’ogni parte d’Italia le Madri, le Spose, le Amanti a deporre una lagrima, a spargere fiori" sulle "zolle rosseggianti di sangue italiano" etc. etc. Insomma, il peggio della retorica che Garibaldi stesso detestava...». Oltre a questi originali documenti, il fascicolo riporta un altro inedito di valore: un gruppo di testi che costituiscono parte integrante del carteggio tra lo scrittore Antonio Pizzuto e il critico Gianfranco Contini: le missive sono state casualmente rinvenute da Gualberto Alvino tra i documenti del prosatore siciliano presso il Fondo Contini della Fondazione Ezio Franceschini di Firenze. Si tratta di tre lettere - due indirizzate da Pizzuto a Contini e una a Margaret, moglie di quest’ultimo - allegate agli apografi manoscritti di alcune sezioni di Pagelle, nonché di un ’errata corrige’ relativo a La stufetta a petrolio e di una serie di note e messaggi di vario tenore aggiunti in calce agli apografi stessi. La copertina della rivista è dedicata alla scrittrice Grazia Livi, della quale nella sezione ’Buone arti’ si può leggere l’approfondita intervista rilasciata a Maria Antonietta Cruciata, una delle rare concesse dall’autrice fiorentina.
Data recensione: 04/07/2007
Testata Giornalistica: Artè
Autore: Francesca Leoncini