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Il potenziale bellico o diplomatico di una vivace scollatura è noto dai tempi dell’Elena omerica; ma che nel ’500 un abbigliamento femminile un po’ più discinto servisse a Venezia, Roma e

Dai bustini alle mutande, nomi, stili e segreti della sartoria granducale
Ricostruita la storia di ogni singolo capo


Il potenziale bellico o diplomatico di una vivace scollatura è noto dai tempi dell’Elena omerica; ma che nel ’500 un abbigliamento femminile un po’ più discinto servisse a Venezia, Roma e anche Firenze a prendere le distanze dall’austera Spagna asburgica non è certo registrato dai comuni libri di storia.
Anche la moda, dunque, ha le sue armi; così il libro presentato a Firenze in una cornice quanto mai apprpriata, la Galleria del Costume di Palazzo Pitti, fa rivivere ai nostri occhi sete e velluti del ‘500 fiorentino: “ Moda a Firenze 1540-1580” di Roberta Orsi Landini e Bruna Niccoli, edito da Polistampa, ricostruisce nel segno di Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I e prima granduchessa di Toscana, lo splendore e il significato dei costumi e delle vesti, dai più appariscenti abiti da cerimonia alla più discreta e meno fascinosa biancheria intima.

Il testo edito da Polistampa è un vero capolavoro editoriale, realizzato in collaborazione con la fondazione arte della seta Lisio; il suo direttore, Franceso Ortona, ha ricordato che una delle attività della fondazione è proprio di riprodurre con strumenti d’epoca la moda rinascimentale; mentre Cristina Piacenti Aschengreen, direttrice del museo Stibbert, ha definito il libro “veramente sontuoso”: per la ricchezza di un apparato iconografico eccezionale che rende l’immagine importante quanto il testo, nella ricchezza dei particolari, dei colori e della precisione delle didascalie; permette veramente veramente di entrare nella sartoria granducale, di cui si rievocano nomi, stili, terminologia, e di carpire i segreti di tanti mestieri che, come le tessere di un mosaico, andavano a comporre il ricco guardaroba delle prime signore di Toscana. Le autrici hanno infatti passato al setaccio i registri dalla guardaroba (“giornale di entrata e di uscita”) che segnalano regolarmente gli abiti fatti confezionre per la casa regnante, a partire dal 1540…

È stata necessaria una paziente opera di ricucitura da parte delle autrici, che hanno dovuto ricostruire la storia di ogni singolo capo. L’importanza di questo libro, (con traduzione anche in inglese) va però ben oltre la pur significativa storia del costume, tanto che giustamente può definirsi una pietra miliare nel suo genere: abiti e decorazioni non vengono più semplicemente “evocati” basandosi sulle fonti iconografiche, ma anallizzati attraverso i documenti, oltre che nei pochi reperti superstiti, come l’abito funebre di Eleonora; inoltre le autrici vogliono servirsi della moda per comprendere meglio aspetti importanti della storia fiorentina. Anzitutto , il carattere della granduchessa, quella bellezza spagnola un po’ altera che ci appare nei ritratti del bronzino; donna intelligente e ricca di carattere, che amministra il suo patrimonio personale non era simpatica ai fiorentini…

Eleonora vinse il confronto con Camilla Martelli, sovraccarica di un lusso orientale ben più pacchiano dell’elegante sobrietà della prima moglie di Cosimo . E c’è da restare sgomenti nell’apprendere che i busti femminili erano spesso fatti in acciaio, come vere e proprie corazze; dovevano infatti appiattire lafigura, il seno non doveva comparire : una sovrana , del resto, non allattav, dava a balia… E questo si puo’ anche capirlo; ma è possibile che la bella Eleonora in vent’anni si sia fatta confezionare un solo paio di mutande?
Data recensione: 12/05/2005
Testata Giornalistica: Il Giornale
Autore: Domenico del Nero