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Potrebbe essere l’evento editoriale del 2007. Ma sul romanzo sulla storia della sua famiglia a cui stava lavorando Orianna Fallaci il mistero è ancora fitto. Esiste un manoscritto, anche

Nuovi particolari sul libro a cui stava lavorando la FallaciPotrebbe essere l’evento editoriale del 2007. Ma sul romanzo sulla storia della sua famiglia a cui stava lavorando Orianna Fallaci il mistero è ancora fitto. Esiste un manoscritto, anche se incompiuto? E gli eredi decideranno di pubblicarlo? Intanto nell’ultimo numero della rivista “Caffè Michelangelo” (edita da Pagliai/Polistampa) il direttore Mario Graziano Parri, ricordando gli incontri con l’amica Oriana, aggiunge nuovi particolari a quel poco che già si sapeva dell’opera a cui la scrittrice – poi forse assorbita dalle polemiche politico-culturali del dopo 11 settembre – si stava dedicando una decina di anni fa. «Aveva in mente un nuovo libro: il romanzo di Firenze e della sua famiglia – ricorda Parri – Era alla ricerca di materiali, e da quelle parti (via de’ Serragli, Conventino…) dovevano trovarsi indizi che riguardavano bisnonno,, nonno e padre (eroe della Resistenza e fondatore della Fiom). Se non lo stato maggiore, lì era dislocata una testa di ponte del movimento operaio. Gli antichi laboratori artigiani erano però adesso nient’altro che scheletri, e nessuno da quelle parti sembrava disposto a ricordare. Lei tuttavia non arretrava, stambugi e androni in abbandono venivano esplorati e su chi si trovava sul suo passo scaricava raffiche di domande che non avevano risposta». «“Parri non è tanto quello che cerco ma quello che voglio!” – diceva Oriana all’amico – Lo schiamazzo, il ruggito della rivolta. Il preliminare dell’azione contro le egemonie e gli arbitri del potere”. I fatti, voleva. Non la poesia, bensì il marchio a fuoco di quei caratteri che hanno fornito una fiera e cruda passione al socialismo italiano». Quando Orina Fallaci tornò a New York, a procedere in quelle sue indagini, sul campo e nelle biblioteche, lasciò proprio Parri e poi Vittorio Cosimini, all’epoca a capo della Utet (già Pomba).
Parri riporta anche una curiosità, di cui fu testimone e protagonista: nel marzo 1994 la scrittrice votò – su suo consiglio – per Mario Segni, ma se ne pentì subito dopo le prime proiezioni elettorali. E lo chiamò al telefono: «Parri!, fece. Mi ha fatto votare per un perdente!»
Data recensione: 28/12/2006
Testata Giornalistica: La Nazione
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