Il lavoro del giornalista non è solo una passione è un modo duro nell’affrontare la vita. Paradossalmente lavori per la società
Il lavoro del giornalista non è solo una passione è un modo
duro nell’affrontare la vita. Paradossalmente lavori per la società, per i
lettori, ma diventi una razza asociale e vuoi restarci dentro. I colleghi
raramente saranno tuoi amici, quasi sempre ci si guarda in cagnesco e si cerca
di non “bucare” la notizia. Devi arrivare prima delle altre testate
concorrenti. Hai sempre un capo o un direttore sopra di te che se ne fotte
della tua laurea, ma un cane da fiuto, senza scrupoli. Il tuo lavoro lo devi
fare senza pressioni, senza risposte ai politici o ai potenti. Allora diventi
asociale e con carta e penna scovi la notizia. Quello che ci racconta
Gasparetti è il giornalismo di 40 anni fa. Quello dei correttori di bozze,
della lettera 22, dei poligrafici, del piombo e delle puzza della carta
stampata. C’è molta nostalgia per quel tipo di giornalismo, ma i tempi cambiano
e la tecnologia avanza. Entrano “le macchinette”, i correttori automatici, i
computer. I quotidiani arrancano, le vendite crollano e allora si fa ricorso
agli inserti, ad allegare di tutto pur di vendere, dal Bingo fino alle pentole.
Il giornalismo di allora perde di valore e i giornalisti si raccolgono in
gruppo, muore il reporter solitario. Si deve pubblicare di tutto in maniera
breve e veloce, così da arrivare a tutti i lettori. Arrivata la computerizzazione
arrivano i tagli e poi i licenziamenti e il vecchio quotidiano cambia forma e
vita. Se pur con malinconia e nostalgia delle vecchia cronaca, Gasparetti ci
trasporta con intelligenza nella nuova era, quella digitale di internet e degli
iPad.
Bartolomeo Errera
Data recensione: 01/10/2020
Testata Giornalistica: Leggere:tutti
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