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La critica si è spesso concentrata sul tema del soggiorno a Bonn dell’autore siciliano

Giuseppe Faustini, Un amore primaverile. Inediti di Luigi Pirandello, Firenze, Mauro Pagliai Editore, 2019.
Fin dal 1932, ossia dall’anno della biografia pirandelliana condotta da Federico Vittore Nardelli, la critica si è spesso concentrata sul tema del soggiorno a Bonn dell’autore siciliano, fornendo informazioni e nuovi dettagli su quel periodo che rimase nella vita di Pirandello come uno dei più fervidi e felici, ricco come fu di incontri, emozioni e suggestioni. Nonostante la copiosa quantità di interventi e pubblicazioni, lo studio dell’opera pirandelliana cela al suo interno zone d’ombra, in cui si attendono da decenni ulteriori precisazioni che facciano luce e diano chiarimenti sull’effettivo susseguirsi di fatti e vicende che, seppure attinenti all’esperienza umana, possono divenire preziosi contributi per l’approfondimento e la comprensione della produzione letteraria dello scrittore e drammaturgo agrigentino. In questo complesso panorama si innesta il saggio di Giuseppe Faustini, Un amore primaverile. Inediti di Luigi Pirandello (Mauro Pagliai Editore, 2019), che si concentra sul legame tra Luigi Pirandello e Jenny Schulz Lander, giovane renana conosciuta durante il suo periodo di studi universitari a Bonn: il volume, in effetti, indaga i momenti salienti di questo rapporto attraverso le lettere che i due giovani si scrissero e ospita al suo interno il quadernetto Gedanken, contenente le traduzioni in tedesco di poesie tratte dalla silloge Mal giocondo (1889) e alcune prime stesure di liriche, poi pubblicate in Pasqua di Gea (1891). È da tali documenti, così come dalle memorie in tedesco ed in inglese di Jenny Schulz Lander in cui viene rievocato l’incontro con lo studente siciliano, che Faustini analizza e ricostruisce la storia di questo amore primaverile, mostrando il riflesso che esso ebbe sull’opera pirandelliana e, secondo quanto l’autore stesso afferma nella Premessa, «ponendo la parola fine alle ricerche fatte dai tempi di Luigi Biagioni (1949) fino ai nostri giorni» (p. 28). La permanenza di Pirandello a Bonn fu di diciotto mesi, undici dei quali trascorsi a pigione proprio in casa Lander: fu con molta probabilità il periodo più sereno e spensierato della sua vita e, forse per questo, fu anche creativamente assai produttivo. Nonostante il fidanzamento che lo legava alla siciliana Lina, Luigi cercò con ogni mezzo di coronare il proprio sogno d’amore con Jenny, arrivando persino a formulare penose e inverosimili giustificazioni per rompere il legame preesistente e provocando altrettanto imprevedibili e drammatiche proteste da parte della fidanzata ufficiale. Tali dovevano essere infatti l’intensità e il fervore del proprio amore giovanile da rendere lo studente agrigentino assai propenso a liberarsi dei vincoli costituiti prima della sua partenza, in favore di un’irriducibile passione, nata in terra straniera nell’irrequieto scorrere di giorni spensierati e goliardici. Le lettere di Pirandello a Jenny Schulz Lander sono diciannove e, diciassette di esse, insieme all’elogio sulle mani della giovane, sono conservate presso il Fondo Manoscritti dell’Harry Ransom Humanities Research Center dell’Università del Texas ad Austin, mentre le restanti due missive – del 17 ottobre 1891 e del 4 maggio 1891 – si trovano rispettivamente presso lo Stadtarchiv di Bonn e la Handschriften – und Rara – Abteilung dell’Universitäts – und Landesbibliothek di Bonn. Oltre all’epistolario e al materiale pirandelliano ottenuto per gentile concessione degli Eredi di Jenny Schulz Lander Nolan, all’interno del volume Giuseppe Faustini ha inserito l’inedito Gedanken (1980) contenente anche la traduzione del primo canto dell’idillio Milo und Haidhee di Giuseppe Schirò. Inoltre il saggio ospita due articoli dell’autore, aggiornati e ampliati: Pirandello a Bonn e il mondo tedesco (già pubblicato in «Scena illustrata», Roma, a. 123, n. 7, luglio 1988, pp. 9-14) e Luigi e Jenny, storia di un amore primaverile (già pubblicato su «Nuova Antologia», Firenze, a. 126, n. 2179, marzo-giugno 1991, pp. 276-305). Come sottolinea Elio Providenti nell’Introduzione, «[…] al di là delle avventure di uno studente di ventitré anni che s’abbandona per una sola volta nella vita a ciò che è naturale per un giovane, i frutti di questa esperienza si vedranno quando si esamineranno gli scritti di quel periodo. E sono soprattutto gli scritti sulla «Vita nuova», la rivista fiorentina dei fratelli Orvieto, che offrono un ampio quadro dell’attività letteraria del giovane in quel periodo. Al di là della tesi glottologica, […] la collaborazione alla «Vita nuova» ci indica invece gli interessi molteplici del giovane autore del Mal giocondo, dalla pubblicazione dei nuovi versi tratti dalle Elegie boreali ad altri, quali La maschera, che mostra per la prima volta la conoscenza del poeta tedesco Lenau e del suo Faust non goethiano, ai saggi, dapprima di erudizione e di studio (Petrarca a Colonia e La menzogna del sentimento nell’arte), a quelli (Prosa moderna e Per la solita questione della lingua) che entrano decisamente nella polemica letteraria e delineano già quale sia il suo impegno artistico» (p. 21).
Data recensione: 01/04/2020
Testata Giornalistica: Nuova Antologia
Autore: Serena Bedini