Oggi siamo nel bel mezzo della storia del cinema, con Renzo Rossellini, figlio di Roberto, il regista. Basta citare “Roma città aperta”
Oggi siamo nel bel mezzo della storia del cinema, con Renzo
Rossellini, figlio di Roberto, il regista. Basta citare “Roma città aperta” per
sapere che quel film e quella regia hanno cambiato la storia del cinema. Rossellini
ha una sua biografia molto importante, perché al di là di essere il figlio di
Roberto, è stato il suo collaboratore più stretto per 20 anni, non solo come
assistente ma anche come regista di diverse sue produzioni. È stato inoltre
regista e produttore in proprio anche di film come “Prova d’orchestra” e “La
città delle donne” di Federico Fellini. Ancora adesso è docente di cinema in
diverse università americane. Proprio in questi giorni è uscito un libro, “Oltre
il neorealismo” che è in pratica una lunga chiacchierata sulla sua vita. Vive a
Los Angeles, negli Stati Uniti, ma oggi si trova a Roma e abbiamo perciò questa
ghiotta opportunità per parlare insieme.
Renzo, vogliamo cominciare con due parole
da dedicare a tuo padre?
«Mi ha educato e mi ha formato; sono stato suo allievo sia da un punto di vista
umano che da un punto di vista professionale, da lui ho imparato un mestiere,
che è quello del cinema: raccontare con le immagini, cercare di renderle utili
e farne qualcosa che serva agli esseri umani per diventare più maturi e anche
più intelligenti ».
Tuo padre a un certo momento ha dato una
virata alla sua produzione, individuando per primo le grandi possibilità didattiche
e divulgative degli audiovisivi, non solo con il cinema ma anche con la
televisione che nasceva in quegli anni in Europa, e impostando una serie di
produzioni che hanno fatto la storia nel campo, appunto, della divulgazione culturale.
«È vero, fu una scommessa molto azzardata, una delle tante nella vita di mio
padre».
Tu hai avuto un ruolo primario in questo:
com’è che nasce questa idea e quali sono i prodotti principali che nascono da questo
filone?
«Intendeva narrare la storia dell’uomo attraverso i progressi che l’umanità ha
fatto attraverso il sapere. Approfondiva i dettagli. Ad esempio, quando
progettò una serie televisiva sulla Rivoluzione americana, intendeva
sottolineare come nella loro costituzione Thomas Jefferson aveva sostituito,
nell’undicesimo emendamento, la parola “educazione”, che implicava un senso di
disciplina e imposizione, con l’espressione “diffusione del sapere”. Abbinava
una grande cultura alla cura maniacale dei dettagli».
Purtroppo tuo padre è venuto a mancare
troppo presto, nel 1977, e il suo grande disegno non si è completato, però ha
fatto una serie di prodotti che sembravano di nicchia, che in certi casi hanno
avuto dei successi clamorosi e che ancora si rivedono con grande interesse.
«Ha dovuto inventarsi un linguaggio per raccontare, ad esempio, la presa
del potere di Luigi XIV e l’età del ferro, 5 puntate da un’ora che ho diretto
io. Ci sono poi le 12 puntate sulla lotta dell’uomo per la sua sopravvivenza e
anche quelle le ho dirette io».
La forza didattica del cinema che voi avete
dimostrato così bene, è ritornata di attualità, purtroppo, in questi tempi di
pandemia e di coronavirus: tutto il sistema educativo è stato costretto a
rinunciare al contatto diretto con gli studenti e a usare la multimedialità.
«È vero i nostri film didattici stanno diventando di nuovo di estrema
attualità e a mio avviso manterranno il loro valore anche quando si ritornerà,
spero presto, a tempi normali. Diceva mio padre, se vuoi spiegare a parole che
cos’è un rinoceronte, non lo capiscono, ma se fai un disegno e lo fai vedere,
lo capiscono subito».
Forse, le nuove tecnologie
implementeranno le valenze divulgative e culturali dei vostri film.
«In effetti sto lavorando per organizzare tutta l’opera di mio padre in una
sorta di storia dell’umanità in forma enciclopedica. La sua filmografia va dal
Neolitico alla conquista della luna, al di là dei messaggi che ha lanciato:
pensa a cosa ha significato “Roma città aperta” per l’immagine dell’Italia nel
mondo. All’estero tutti ci dipingevano solo come un paese di fascisti, ma il
film mostrò la vita eroica e i sacrifici del popolo, con un partigiano
comunista e un prete martiri del fascismo. Lì c’era l’Italia vera».
Allora ci aspettiamo di avere da te
notizie sul completamento di quest’opera, di certo un’impresa impegnativa,
degno coronamento di una vita davvero speciale.
«Di sicuro, non mancherò di farlo».
Data recensione: 14/06/2020
Testata Giornalistica: America Oggi
Autore: Piero Piccardi