«Jenny, mi son messo due volte a comporre / dei versi sulle vostre mani, e non ci son riuscito. / È meglio confessarlo
Il Nobel dell’amore allo scrittore impazzito per la sua
Jenny. Ecco le sorprendenti lettere inedite mandate dal giovane autore alla
fidanzata di Bonn
«Jenny, mi son messo due volte a comporre / dei versi sulle vostre mani, e non
ci son riuscito. / È meglio confessarlo: la mia arte non può nulla / dinanzi a
un’opera così squisita della natura». «Sono a Roma, nella città eterna, nella città
della mia anima (...) Questa gioia della natura, questo sole divino, il cielo,
l’aria dolce, tutto mi sembra un’ironia... Era meglio il tempo del nord per l’anima
mia - C’è sempre l’inverno in essa; il vento del mio desiderio non ha mai pace,
mai!». «Posso nutrire col mio dolore i miei desideri malati e dolci. Ma sì! I
desideri... - malati come me, e dolci come Te». Chi è quest’uomo che ha perso
la testa per una donna lontana, a Bonn, in Germania? Chi è questo autore appassionato,
che si dichiara ormai pazzo d’amore e ammette di non sapere neppure cosa scrive?
È Luigi Pirandello, fino a qui considerato alla stregua di un sessuofobo. Beh,
insomma. Non si direbbe a giudicare da Un
amore primaverile. Inediti di Luigi Pirandello e Jenny (Mauro Pagliai
editore, pagg. 252, euro 22) a cura di Giuseppe Faustini, docente di
letteratura italiana allo Skidmore College di New York. Nel libro, accompagnate
da un esauriente saggio storico-filologico, troviamo diciannove lettere inedite
del premio Nobel, tradotte dal tedesco, e altri scritti che raccontano l’amore
con Jenny Schulz-Lander, la giovane renana conosciuta al tempo degli studi
universitari a Bonn. L’amore più felice e spensierato di Pirandello, durato lo
spazio di un paio di anni (1890-1891), in cui lo scrittore cambia strada: laureato
in filologia romanza, invece di intraprendere la carriera accademica a Bonn,
decide di tornare a Roma per inseguire la sua vocazione letteraria. Ma Jenny
resterà in Germania.
L’inizio è un colpo di fulmine. Il 19 gennaio 1890 si festeggia il carnevale
renano alla Gala-Masken- Ball del Beethoven Halle, a Bonn. Lo studente Luigi
Pirandello, appena arrivato dall’Italia, decide di partecipare al ballo in
maschera. Il giorno dopo scrive ai genitori: «una mascherina azzurra... che mi
si attaccò al braccio e non mi lasciò per tutta la sera. A mezzanotte, ora in
cui è costume tor via le maschere, fui meravigliatissimo di riconoscere nella
mia diabolica incognita, una delle bellezze più luminose, che io abbia mai visto.
Oggi... mi sono recato a farle visita in casa... Ella ha nome Jenny Lander, ha
vent’anni ». Voilà, un minuto e Pirandello le scrive sul ventaglio, in
italiano: «Possano i freschi venti / che tu bella / verso di te procuri /
essere dolci baci». Ma chi si crede di essere, Gabriele d’Annunzio? Potrebbe
anche darsi. Infatti l’amore di Pirandello si tinge subito di colori
consapevolmente feticistici. Le mani di Jenny, ad esempio. Non ci sono solo i
versi trascritti in apertura di questo articolo. C’è anche un testo datato 17
aprile 1890 dedicato per intero alle mani dell’amata. Chiusura: «La verità è
questa, Jenny, che io professo alle belle mani un culto strano, e che di più
belle, in vita mia, non ne ho mai vedute».
La storia finisce quasi subito. Ma l’amore? Jenny è una presenza discreta ma
assidua nelle poesie di Pirandello. Può essere scontata in Pasqua di Gea (1891) o nelle Elegie
renane (1895). Ma nell’ultima raccolta, Fuori
di chiave (1912),è forte il rimpianto per aver abbandonato Jenny, che nel
1892 si trasferirà negli Stati Uniti: «E vedi, Or ella piange. / Vile forse son
io?». E c’è anche il ricordo delle notti d’amore: «Pian l’uscio s’apre, e un
dito sulla bocca, / entra scalza Jenny... Libro latino, / di ravvivare il fuoco
ora ti tocca». È la poesia Convegno,
pubblicata per la prima volta nella Rivista
d’Italia (ottobre 1901) e passata appunto in Fuori di chiave, a testimonianza dell’importanza che Pirandello le
attribuiva.
Jenny ha lasciato le sue memorie in inglese, e naturalmente scrive di
Pirandello. Lui, fin dalla prima sera, è incantato da... indovinate cosa? Le
mani. Gliele bacia in continuazione. Lei è stupita. Ancora di più quando lo
studente italiano, il 15 aprile 1890, si trasferisce nelle due stanze vacanti a
casa Schulz-Lander. Esatto. Con un colpo magistrale, anzi: da Nobel per
l’amore, Pirandello ora vive in affitto sotto lo stesso tetto di Jenny. I
genitori di lei sospettano? Non si sa. In compenso Jenny spiega che la
corrispondenza si interrompe quando lei decide di trasferirsi in Ohio.
Tra i testi inediti, si segnala il libretto manoscritto Gedanken (cioè Pensieri,
1890): Pirandello traduce in tedesco per Jenny le poesie di Mal Giocondo (1890) e le prime stesure
di altre che saranno pubblicate in seguito. Nella dedica leggiamo: «La felicità
che abbiamo sognato, che vive dei nostri desideri e di essi si nutre, è l’unica
gioia della vita. Una felicità che abbiamo goduto è sempre una felicità perduta
». È già un addio, ad amore appena iniziato.
Data recensione: 15/01/2020
Testata Giornalistica: Il Giornale
Autore: Alessandro Gnocchi