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Sono state davvero tante le persone che venerdì scorso hanno partecipato all’incontro intitolato «Gaudio, parola e cambiamento»

Sono state davvero tante le persone che venerdì scorso hanno partecipato all’incontro intitolato «Gaudio, parola e cambiamento» che si è tenuto presso la parrocchia fiorentina di San Pio X al Sodo. Dopo il saluto del vicario foraneo don Giovanni Martini che ha sottolineato, citando papa Francesco, che ci troviamo non tanto in un’epoca di cambiamenti, ma di cambiamento d’epoca, ha preso la parola don Giulio Cirignano, biblista e già docente alla Facoltà teologica dell’Italia Centrale. CIrignano, di cui è uscito recentemente il libro «Non lasciamoci rubare la speranza» pubblicato da Mauro Pagliai Editore. Antonio Pagliai, presente anche lui all’incontro, ha precisato che il cambiamento è la conseguenza del gaudio evangelico e di una nuova familiarità con Parola, un cambiamento che investe il modo di parlare, agire e pensare: «Parlando di cambiamento – ha affermato – spesso ho incontrato la paura che può però essere superata facendo le stesse cose, ma con un altro spirito, in modo che facendole diversamente saremo giunti anche a fare cose diverse». Per  don Armando Matteo negli ultimi anni Ottanta-Novanta del secolo scorso si è venuto a compiere un cambiamento radicale delle «parole stabili» che per circa due millenni e mezzo hanno reso possibile uno sguardo tipicamente occidentale sul mondo. Termini come eternità, paradiso, verità, natura, spirito, famiglia hanno progressivamente lasciato spazio ad altre parole come finitezza, alterità, pluralismo, tolleranza. Il Cristianesimo ha da una parte perso un ancoraggio forte che aveva trovato nella parole stabili nella precedente descrizione dell’universo occidentale. Però, ha concluso don Armando, «il cambiamento d’epoca che viviamo non ci consegna solo questo progressivo estraniamento dell’anima occidentale alla fede cristiana, ci consegna pure inediti accessi alla fede stessa». Infine le parole di Enzo Bianchi, fondatore della comunità monastica di Bose. Bianchi nel suo intervento ha spaziato su tanti argomenti. Considerato il contesto attuale segnato da grandi mutamenti, egli ha affermato che ci troviamo smarriti a livello di lettura umana che possiamo fare di tanti fenomeni. Di fronte a questi cambiamenti la Chiesa, prima di riformare le istituzioni, occorre riformare gli uomini. Si tratta di avviare dei processi, la Chiesa deve essere in continua riforma come indica il Santo Padre nell’Evangelii Gaudium, lui vuole che tutti i cristiani cambino davvero. «Nella Chiesa – ha continuato Bianchi – il Vangelo è come la brace sotto la cenere, Il Vangelo c’è sempre nella Chiesa, ma la cenere è qualcosa che mettiamo noi sopra perché il fuoco del Vangelo non divampi. Papa Francesco è come una di quelle persone che smuovono la cenere per alimentare il fuoco». Ha aggiunto poi fratel Enzo: «Egli chiede a tutta la Chiesa la sinodalità che non è fare un sinodo, ma è il processo del camminare insieme nella Chiesa: fedeli, presbiteri, vescovi e papa. Un camminare insieme, nella gioia, dove papa, vescovi, presbiteri sono a servizio del popolo di Dio ed il popolo di Dio è a servizio di tutta l’umanità in mezzo alla quale il Signore l’ha collocato perché sia davvero un segno di luce e di speranza».
Data recensione: 07/04/2019
Testata Giornalistica: Toscana Oggi
Autore: Stefano Liccioli