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La Corea del Nord non è sicuramente una destinazione facile da raggiungere o da conoscere

La Corea del Nord non è sicuramente una destinazione facile da raggiungere o da conoscere, tuttavia con le dovute accortezza non è così impenetrabile come si è soliti pensare. Le immagini che giungono dal paese raccontano di una società autarchica e militarizzata, ma la Corea del Nord è anche un paese in piena trasformazione ed espansione economica. Per provare a capirlo, per rovesciare alcuni stereotipi, bisogna andarci e vederlo da più vicino proprio come ha fatto Federico Giuliani, giovane giornalista italiano, che racconta la sua insolita esperienza nel paese nel libro Corea del Nord, viaggio nel paese-bunker (Mauro Pagliai Editore, 2017).
Nonostante l’isolamento internazionale, salvo l’eccezione della Cina e di qualche altro paese asiatico, la Corea del Nord appare fin dalle prime pagine del volume molto più moderna di quanto ci si aspetti. La stessa capitale Pyongyang è una grande e moderna metropoli con uno skyline composto di grattaceli dalle forme creative, parchi e fontane con altissimi giochi d’acqua, ampissime strade trafficate, una città nella quale si alternano quartieri lussuosi con palazzi e torri residenziali e quartieri più poveri e residenziali. La capitale è in costante evoluzione e costruzione, vuole proiettare l’immagine di un paese forte e benestante, capace di adeguarsi al cambiamento dei tempi. Negli ultimi anni, anche la vita dei coreani ha subito un radicale cambiamento. Per strada, negli autobus e nella metropolitana si incontrano lavoratori che possiedono uno o più smartphone, i negozi e centri commerciali propongono vari tipi elettrodomestici e automobili anche di fabbricazione occidentale e nei quartieri più esclusivi della capitale si possono trovare anche ristoranti che propongono cucine del mondo.
Questo benessere è il frutto delle politiche di modernizzazione dell’attuale Presidente Kim Jong Un, terzo Grande Leader della dinastia Kim nata con Kim Il Sung nel 1948. Come spiega Giuliani, seguendo la filosofia Juche, il particolare socialismo nordcoreano teorizzato dallo stesso Kim Il Sung, Kim Jong Un ha permesso ai nordcoreani di arricchirsi, accedere a nuovi beni di consumo e, almeno nella capitale, di godere di un certo lusso senza per questo alterare l’ordine e le rigide regole della società. La vita dei coreani rimane infatti fortemente vincolata da regole che obbligano il singolo a seguire primariamente l’interesse comune e favorire la società nel suo percorso verso un radioso futuro.
Ordinata e inaspettatamente moderna, la società nordcoreana è però anche fortemente militarizzata. La paura di una possibile invasione da parte americana proveniente dalla Corea del Sud è una spada di Damocle che pende sulla vita di ognuno. Si scopre infatti come ogni infrastruttura, per quanto moderna e perfettamente funzionante, abbia un doppio scopo: uno civile e uno militare. Anche la vita dei nordcoreani si alterna tra queste due funzioni. Una volta concluso il percorso di istruzione, i giovani sono coinvolti in un lungo periodo di servizio militare che li porta anche a svolgere lavori utili alla comunità come l’edificazione di palazzi, delle infrastrutture o a proteggere il confine.
Immergersi nella quotidianità nordcoreana non è sicuramente facile, e infatti nel suo volume Giuliani riporta frammenti di conversazioni avute quasi esclusivamente con le due guide assegnategli dal Governo, le interazioni con i cittadini sembrano essere state molto limitate. Ciononostante, il racconto dell’esperienza di Giuliani è un interessante documento da leggere e rileggere per scoprire, oltre i pregiudizi e idee pre-condizionate una realtà, una mentalità e una filosofia con cui è molto difficile entrare in contatto.
Data recensione: 09/01/2019
Testata Giornalistica: La Rivista Culturale
Autore: Barbara Palla