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«Come potremmo avere uomini amanti della libertà, che ne sentano la mancanza più del cibo?».

«Come potremmo avere uomini amanti della libertà, che ne sentano la mancanza più del cibo?». Se lo chiede lo storico pistoiese Danilo Breschi, davanti alle caratteristiche del nostro tempo, che lui tratteggia così: «Il rischio della tribù, la paura che chiude, l’eccesso di norme che insterilisce le relazioni e porta alla richiesta di protezione, di rifugio». Laico e allergico a ogni forma di nichilismo, soprattutto quello «gaio, compiaciuto e pieno di senso di auto-colpevolizzazione», Breschi è professore associato di Storia delle dottrine politiche ed autore del recente Meglio di niente, scritto per rispondere a chi preferisce il nulla all’imperfezione e dedicato ai «quattro pilastri di ogni civiltà»: politica, storia, educazione e religione. Un testo che, nella dialettica feconda tra valori pagani e cristianesimo, tocca ferite e orizzonti del nostro Paese, i diritti, gli immigrati, il Mezzogiorno, la tecnologia, la mafia, la pornografia. E il nemico numero uno: il deficit educativo. «Prima di tutto va rilanciata la cultura come educazione», come ha scritto sul Corriere della Sera. Lui, che ama la storia perché in essa «si trova l’uomo più che altrove», è convinto che per diradare il nichilismo quotidiano non si debba edulcorare la realtà. Ma, anzi: fermarsi a leggerla, comprenderla a fondo.
Data recensione: 01/10/2018
Testata Giornalistica: Tracce
Autore: Alessandra Stoppa