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Lo confessa la stessa autrice: è il frutto di un «volo pindarico». Infatti dalla voglia di rivincita e di contraddizione, dal bisogno di sdrammatizzare e di tante altre cose impossibili

Lo confessa la stessa autrice: è il frutto di un «volo pindarico». Infatti dalla voglia di rivincita e di contraddizione, dal bisogno di sdrammatizzare e di tante altre cose impossibili da decifrare, è nato un sogno che lega alcuni nomi: Nicanore Morelli, Silvia Liguori, Giosuè Aglietti e, per forza di cose, Riccardo Sirigatti, giornalista d’altri tempi, scettico per indole, cinico per natura. Sono i protagonisti di Le geometrie dell’amore (Mauro Pagliai Editore) una storia fuori dal comune che Caterina Ceccuti, fiorentina, giornalista e animatrice culturale, racconta nel suo secondo romanzo, pubblicato sull’onda del successo ottenuto nel 2014 con La generatrice di miracoli (edito sempre da Pagliai e premiato con il Fiorino d’Oro 2015) quando abbiamo scoperto per la prima volta il mitico reporter Sirigatti alle prese con le vicende della monaca Teresa R.; un affresco gotico che ci ha portato a rievocare paure mai sopite, un incrocio di tentazione e fede, di miracoli e sofferenze, in una Toscana del primo Novecento dove ombre demoniache si affacciano insidiose. Nella vita di Caterina c’è un dolce, amorevole scricciolo ammalato di leucodistrofia metacromatica, Sofia, che da solo occupa tutto il suo cuore. Per la sua bambina, insieme al marito Guido De Barros, ha creato l’associazione Voa Voa Onlus, dedita all’assistenza delle famiglie con minori affetti da patologie rare neurodegenerative, supportate nelle loro diverse esperienze dal bel libro che nel 2013 ha segnato il debutto letterario di questa generosa, solare «mamma coraggio». Tappa significativa di un percorso di crescita umana e professionale. Pubblicista dal 2006 dopo essersi laureata alla Scuola di Scienze politiche «Cesare Alfieri» («Qui ho ritrovato l’entusiasmo del far progetti, incontrato cose e persone preziose») Caterina Ceccuti collabora con «La Nazione» di Firenze seguendo tra l’altro la rubrica settimanale «Vita di Club», dedicata alle attività filantropiche delle associazioni istituzionali fiorentine. È redattrice della rivista «Nuova Antologia» fondata da Giovanni Spadolini e da anni diretta dall’allievo prediletto, lo storico Cosimo Ceccuti: in essa Caterina, integrando le ricerche e le fatiche del padre, ha ideato la rubrica «Spazio Giovani» con interviste, saggi e pubblicazioni inedite di scrittori, direttori di riviste, registi, attori, cantanti e personalità del mondo della cultura contemporanea particolarmente amati dai ragazzi. Scrivere per Caterina «è trasferirsi in un posto dove il dolore esiste ancora ma non può più nuocere». Ne siamo sicuri: Le geometrie dell’amore, incoraggiato dall’editore Antonio Pagliai, affascinerà sicuramente (se ne è già avuta una prova nella presentazione fiorentina e in quella agostana a Castiglioncello) chi ama gli eroi scapigliati e senza epoca, le donne piene di carica rivoluzionaria, i cronisti imperterriti e impassibili che però nascondono un cuore di marzapane; ed anche, come dice Caterina Ceccuti, «i buoni vecchi Fautori di destini di una volta e le dimensioni parallele dove tutto è ancora possibile». Ad impegnare il «segugio» immaginario Riccardo Sirigatti stavolta è Silvia Liguori, protagonista addirittura di un viaggio nel tempo. Silvia, giovane laureanda in giornalismo, si è innamorata di Nicanore Morelli, un esperto giocatore d’azzardo. Ma c’è un grande problema: a separare i due è quasi un secolo di storia. Eppure, in qualche modo, abbiamo la riprova che le barriere temporali possono crollare, e forse anche le leggi fondamentali dell’universo possono essere piegate. «Nic», sospettato di essere un baro, rischia il carcere e forse un destino ben peggiore: riuscirà Silvia a salvarlo? Lo scoprirete leggendo il finale di un romanzo misterioso e sorprendente, dove niente è dato per scontato e tutto può essere riscritto, perfino la Storia. Per aiutarci a cogliere tutte le sfumature di questo secondo romanzo Caterina ci offre qualche preziosa «pista» interpretativa: «Il Morelli – spiega con la sua innata delicatezza – è un tipo bizzarro che mi tiene compagnia fin da quand’ero piccina. Me lo sono persino sognato, qualche volta: biondo e magro, l’ho incontrato che eravamo ancora due bambini. Nicanore Morelli è stato il mio primo personaggio, quando ancora non sapevo avrei amato la scrittura. È irreale, se per reale s’intende qualcuno che ti accompagna al cinema o risponde alle tue telefonate. Però a me sembra più vero di tante persone che dividono con me spazio tempo e società. Lo conobbi casualmente, una sera di dicembre in cui sognavo ad occhi aperti i regali di Natale, una sera di quelle in cui i bambini si divertono a bighellonare nel mondo surreale dell’inconscio, tra scenari fantastici, supereroi, desideri dell’infanzia, spettri delle cose che si amano e di quelle che mettono paura. Poi, mille distrazioni, cento cose accadute e apprese, in un soffio gli anni d’oro di bambina son volati. E Morelli sempre appresso, crescendo insieme a me di pari passo. Visitavo il mondo surreale del mio inconscio, ogni volta che dalla sua anima scintillante mi aspettavo di ricevere consiglio. L’invocavo come fosse stato un santo, aggrappandomici per un certo tempo. E lui lì, sempre pronto, con poteri che non son di questa terra, a consolarmi, incitarmi alla battaglia. Perché pure la vita di un bambino è una lotta senza tregua». Che spinge ogni giorno a «credere, amare, resistere…». L’abbiamo capito, Caterina: Morelli è in assoluto il tuo paladino, «spettinato e dissociato» come lo descrivi. L’unica fiaba in cui, a 37 anni, ancora credi. Ma questo nuovo romanzo è pieno di speranza, non evidenzia solo le contraddizioni dell’Universo. Hai colto nel segno. Per questo accetto volentieri l’invito ad approfondire le opere e gli aforismi del filosofo-scrittore colombiano Nicolás Gómez Dávila, uno dei massimi fustigatori della modernità.
Data recensione: 03/09/2017
Testata Giornalistica: Toscana Oggi
Autore: Antonio Lovascio