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“Sub lege libertas”, la legge al di sopra di tutto, anche della libertà. È questo il motto che spinge da sempre la polizia di stato ad agire con dedizione civica prima ancora

“Sub lege libertas”, la legge al di sopra di tutto, anche della libertà. È questo il motto che spinge da sempre la polizia di stato ad agire con dedizione civica prima ancora che per dovere professionale. Grande è stata la partecipazione di cittadini, che venerdì scorso sono intervenuti alla presentazione del libro di Pietro Gianassi, “Volante una da centro!”. Un libro vero, una perfetta sintesi tra la simpatia preponente dell’autore, un poliziotto di 48 anni e lo spirito di abnegazione di chi ha scelto di amare la divisa per farne una missione prima ancora che una professione.
Nel racconto, si innestano le difficoltà in cui operano le nostre forze dell’ordine, dai protocolli d’intervento che mancano, ai giubbotti antiproiettile inadeguati a certi tipi di armi capaci di passare anche quattro giubbotti sovrapposti a una distanza di 25 metri, per non parlare della mancanza di dotazioni banali, come lo spray al peperoncino, commerciabile per tutti, ma non in uso alla polizia.
Sullo sfondo, Livorno, una città la cui tranquillità sopravvive solo nei ricordi dei nostri nonni e che, specie di notte, registra episodi di delinquenza che spesso non vengono più neppure denunciati. E si può solo immaginare il senso di frustrazione che le nostre forze dell’ordine, sempre in prima linea, riconosciute tra le migliori al mondo per addestramento e meriti investigativi, provano nel constatare che il delinquente catturato ore prima, magari a rischio della propria vita, torna a piedi libero qualche ora dopo.
Si dirà che è anche un problema di carceri sovraffollate e così si continua a irrogare arresti domiciliari anche ai senza fissa dimora o a chi dichiara di averla presso una panchina o alla stazione. Tutto ciò è grottesco. E quel che ferisce di più è il senso di impotenza, poiché in Italia si applicano leggi inadeguate che offrono ogni tipo di tutela al criminale che non ha nulla da perdere a scapito di cittadini per bene o, dello stesso poliziotto al quale, se per disgrazia, dovesse capitare di sbagliare incolpevolmente svolgendo i propri doveri, tocca pure difendersi in giudizio a sue spese.
Siamo consapevoli delle carenze di personale e fondi denunciate dai tribunali, pur tuttavia non possiamo che augurarci che tutti i tribunali, compresso quello di Livorno, nell’applicare la legge usino la loro discrezionalità in senso restrittivo, infliggendo le misure cautelari previste per certi criminali affinché, una volta arrestati, non ritornino di nuovo a delinquere impunemente.

Costanza Vaccaro
Data recensione: 17/03/2017
Testata Giornalistica: Il Tirreno
Autore: ––