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Cari Italians, costretta dall’influenza stagionale a starmene chiusa a casa, ho avuto la possibilità di seguire alla tivù passo dopo passo

Cari Italians, costretta dall’influenza stagionale a starmene chiusa a casa, ho avuto la possibilità di seguire alla tivù passo dopo passo la serie di notiziari che mostravano le tragedie che hanno colpito il nostro mondo alternati a discussioni nei vari talk show dove esperti di ogni cosa sciorinavano urlando il loro sapere. Tra questi i più combattivi erano soprattutto gli “esperti islamici”: sedicenti imam che parlavano a malapena la nostra lingua, giornalisti e poliedrici politici italiani! Rimpatriata da qualche anno dalla Turchia dove ho vissuto per quasi 40 anni, mi sono immersa in queste discussioni che incredibilmente mi riportavano a circa 20 anni fa quando l’allora laica Turchia litigava in tivù nello stesso modo con gli allora timidi esponenti del partito islamico “moderato” emergente: ripeto, 20 anni fa. Allora si discuteva animatamente sulla simbologia del velo, sulla libertà della donna nell’Islam, sull’impellente bisogno di una riforma islamica, sull’impossibile convivenza tra praticanti e laici, sulla necessità o meno delle moschee che crescevano come funghi gestite da improvvisati imam analfabeti che indottrinavano pericolosamente i giovani, sul pericolo del fondamentalismo che già dilagava indisturbato in Medio Oriente. … E così, scatarrando nei miei fazzolettini di carta ascoltavo dopo 20 anni le stesse discussioni e mi trovavo a pensare con un bel po’ di rabbia e amarezza a quante cose nel frattempo erano cambiate nel paese che mi aveva adottato. La Turchia oggi non è più laica, la maggioranza delle donne porta il velo, il partito islamico non è più timido e discreto ma si è trasformato in un “califfato” con tutte le carte in regola e decide in buona parte la vita sociale del paese, mentre la striminzita minoranza laica, se può permetterselo, emigra e se non può si rinchiude in piccoli circoli. E le discussioni di questo genere sono ormai bandite da ogni tv e giornali turchi, ormai del tutto sotto censura. Il cambiamento lento, subdolamente impercettibile di un bellissimo paese che ormai non c’è più io l’ho riassunto in un libro: “Una mosca turchese” edito da Mauro Pagliai editore, una serie di racconti un po’ smaliziati che fanno in parte sorridere ma anche pensare su come tutto può cambiare sotto il nostro naso, anche il più intellettuale, lasciandoci esterrefatti e soprattutto impotenti.
Data recensione: 26/11/2015
Testata Giornalistica: Corriere.it Italians
Autore: Donatella Piatti