chiudi

Un nesso genetico lega storia ed escatologia: per Hermann Cohen lo stesso concetto di storia moderna è una «creazione del profetismo»

Un nesso genetico lega storia ed escatologia: per Hermann Cohen lo stesso concetto di storia moderna è una «creazione del profetismo». A quest’ultimo «è riuscito ciò che per l’intellettualismo greco era impensabile: concepire la storia come “essere del futuro”. L’historia era per i greci un sapere rivolto al passato; la parola del profeta ha invece come oggetto un futuro escatologico» (Marramao). Una volta liberato dal fondo sacrale che lo sorregge, il futuro si autonomizza, diventa, come scriveva padre Ernesto Balducci, una «scommessa», come un «totale adempimento nelle mani dell’uomo».
Il rovesciamento è radicale. L’escatologia si mondanizza, la liberazione passa dalla sfera del sacro a quella politica, «la realizzazione degli assoluti della filosofia» viene demandata alla «rivoluzione permanente» (Pellicani). Ma il tracollo delle ideologie, l’emergere del volto mortifero dei totalitarismi prima, della volontà di potenza della tecnica poi (come vide bene Balducci) non ha liberato l’uomo dalla paura, «l’autolimitazione dell’uomo alla mondanità del vivere non dà nessuna garanzia contro le paure». Il nostro è un tempo ,aperto da Hiroshima e prolungato dai rigurgiti fondamentalisti, segnato «dal trapasso dalla sicurezza alla paura», dalla «sindrome apocalittica»: uno sgretolarsi delle fondamenta di certezze della civiltà occidentale, che svela «l’originaria esposizione al nulla» dell’uomo.
Di fronte alla sindrome apocalittica, «all’istinto della morte», qual è il ruolo a cui è chiamato il cristianesimo? La terapia proposta dal sacerdote morto nel 1992 è radicale. «La lunga egemonia planetaria della civiltà occidentale – scriveva – ha soggiogato a sé, deformandolo, anche il messaggio evangelico». Quindi, per entrare nel terzo millennio questa compromissione deve essere sciolta: il cristianesimo «deve morire a se stesso e riprendere contatto con la sua potenza sorgiva». Un passaggio che può avvenire solo col recupero della «memoria penitenziale», che assicura la fedeltà al passato non assolutizzandolo o deformandolo sotto lenti apologetiche, ma distaccandosene «mediante il giudizio, che assume i fatti dentro l’assolutezza della Parola E così la fedeltà genera, senza venire meno, l’infedeltà creativa; il realismo storico dà sangue e anima allo slancio della profezia, che cerca la pienezza non nel passato, ma nel futuro».
Data recensione: 26/09/2014
Testata Giornalistica: L’Avvenire
Autore: Luca Miele