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Nell’opinione corrente, durante gli anni della Guerra fredda, la repubblica democratica tedesca era uno Stato fantoccio, un turpe regime poliziesco, la docile pedina dell’Urss sullo

A 25 anni dalla caduta del Muro, la Germania è governata da due ex tedeschi dell’est: il cancelliere Angela Merkel e il presidente Joachin Gauck. Non male se si pensa che l’unificazione ha provocato gravi tensioni tra Wessi (tedeschi occidentali) e Ossi (tedeschi orientali). Che spiegazione dà di questa coincidenza. Ai miei occhi, c’è pragmatismo, senso dello Stato e onore al merito. Dopotutto, la Ddr non è arrivata a mani vuote quando si è unita alla vecchia Repubblica federale. Nell’opinione corrente, durante gli anni della Guerra fredda, la repubblica democratica tedesca era uno Stato fantoccio, un turpe regime poliziesco, la docile pedina dell’Urss sullo scacchiere europeo. Vero, ma soltanto in parte. La Rdt era anche uno Stato tedesco, la realizzazione, infine, di quel sogno del marxismo non revisionista che era stato concepito in Germania e per cui si erano sacrificati gli spartachisti di Berlino, Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg, gli esuli emigrati in Unione Sovietica dopo l’avvento del nazismo al potere, i militanti incarcerati o uccisi dopo l’incendio del Reichstag nel 1933. Vi era insomma nella Rdt una componente ideale che serve a meglio comprendere perché due personalità politiche, oggi al vertice della Repubblica federale, abbiano fatto il loro apprendistato nella Repubblica democratica tedesca. È apparso recentemente presso Mauro Pagliai Editore, un libro che cerca di rispondere, per l’appunto, al quesito posto nella lettera. È stato scritto da una studiosa tedesca che abita in Italia, Susanne Falkenberg, e s’intitola Caduta del muro e Germania in trasformazione. Perché la Cancelliere e il Presidente arrivano all’Est. Il carattere che accomuna i due personaggi è l’implicita accettazione del regime in cui hanno vissuto. Non erano comunisti, ma riconoscevano la Rdt come la casa in cui avrebbero costruito la loro vita e la loro carriera. Lo Stato comunista tedesco, d’altro canto, aveva bisogno di una èlite nazionale ed era inevitabilmente costretto a lasciare piccoli spazi in cui le conoscenze e il talento sarebbero stati più importanti della ortodossia. Con qualche concessione al regime, Merkel seppe sfruttare quegli spazi. Fu membro della Libera gioventù tedesca (l’organizzazione giovanile del partito), dove avrebbe svolto funzioni nella sezione «agitazione e propaganda». Ma fece studi impeccabili e s’iscrisse alla facoltà di Fisica, una disciplina che le garantiva minori interferenze ideologiche. Dopo la caduta del Muro, Merkel cominciò a fare politica, ma in un movimento moderato, «Risveglio democratico», che era stato fondato nell’ottobre del 1989 e si sarebbe alleato di lì a qualche mese con la Democrazia cristiana della Germania occidentale. Fece una breve esperienza, come portavoce, nell’ultimo governo della Rdt e fu eletta subito dopo al Parlamento della Germania unificata. L’incontro con HelmutKohl e l’aiuto del vecchio cancelliere le avrebbero schiuso rapidamente le porte della politica nazionale. Il caso di Joachim Gauck è alquanto diverso. Mentre Merkel era abile e prudente, Gauck, come ricorda Susanne Falkenberg, era brillante e molto popolare fra i suoi compagni di scuola, ma troppo indocile e irruente per non essere considerato con sospetto dal sistema educativo del regime. Divenne pastore della Chiesa evangelica perché quella di teologia era sola facoltà in cui gli fosse permesso di studiare. Ma in tal modo divenne membro di una Comunità che avrebbe ospitato il dissenso e preparato la transizione. Fu questa la ragione per cui il governo federale, dopo l’unificazione, affidò a lui, ex cittadino della Rdt, il compito di organizzare la consultazione degli archivi della Stasi: una documentazione in cui vi erano i nomi della migliaia di persone che avevano collaborato con il più abile e invasivo dei «grandi fratelli» creati dai regimi comunisti. Occorreva permettere che quelle carte venissero aperte alla consultazione, ma evitare al tempo stesso che quella memoria fosse una fonte permanente di risentimenti e vendette. Gauck svolse quel compito per dieci anni e servì la causa dell’unità meglio di molti di molti uomini politici.
Data recensione: 01/07/2014
Testata Giornalistica: Corriere della Sera
Autore: Sergio Romano