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Chissà perché dobbiamo immaginare Dio come un vecchio con la barba lunga? Forse per l’idea di saggezza che trasmette

Chissà perché dobbiamo immaginare Dio come un vecchio con la barba lunga? Forse per l’idea di saggezza che trasmette. «Ma ve lo immaginate il Padreterno senza barba?», domandava lo storico Franco Cardini recensendo su queste pagine un volume su La barba di Aronne. Effettivamente non è facile, nemmeno in un’epoca di giovanilismo esasperato come la nostra. Eppure Dio, comunque vada, è giovane. L’amico Riccardo Clementi di motivi validi per dimostrarlo ne ha individuati «settanta volte sette», un numero infinito. Mi viene in mente «Diodopointernet», il primo sito italiano di prediche on line inventato dal gesuita padre Nazareno Taddei in tempi non sospetti, nell’ormai lontano 1995. Internet sembrava l’ennesima «ultima frontiera» della conquista e quel sito era lì a ricordarci che al di là del confine, oltre la conquista, c’è sempre il nostro Dio, che attende tutti come un Padre, un Padre giovane, capace di destreggiarsi tra facebook e twitter per dialogare con i figli. Dio è sempre stato al passo con i tempi, dall’era della Parola: «In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio». Dio è una guida robusta, dal passo svelto e sicuro: è una guida giovane, una luce in tempi grigi come questi, caratterizzati dal colore della mediocrità, della paura del futuro, dell’incertezza. Ma i tempi difficili – scriveva Paolo Bustaffa – sono anche i tempi dei pensieri grandi. La storia conferma che in diversi angoli del mondo l’uscita dal buio è stata possibile grazie a uomini e donne che hanno saputo camminare nell’oscurità senza smarrire la direzione. Avevano intravisto poco più di una scintilla alla fine del tunnel. Fievole il segnale, forte il messaggio. La speranza esisteva e resisteva. Da questa consapevolezza veniva la forza di andare avanti e di assumere sempre più grandi responsabilità. Dio è giovane. Non perché abbia un’età, ma perché il suo amore fa nuove tutte le cose, restituisce vigore a chi è nella rassegnazione e ridona speranza a quanti sono schiacciati dalla disperazione. Lui è la giovinezza dell’umanità, chi lo accoglie non rimane deluso, trova il senso profondo della vita e scopre la via della felicità. Riccardo Clementi lo spiega nel suo libro Dio è giovane. Settanta sette volte sette buoni motivi per crederci, (pp. 304, euro 16) edito da Mauro Pagliai nella collana «Le ragioni dell’Occidente». Clementi, giovane giornalista nato e cresciuto in provincia di Firenze, già autore di una biografia di Giorgio La Pira, apre l’opera con un’introduzione di sette paragrafi, proseguendo poi con riflessioni e meditazioni su settanta brani del Vangelo di Matteo in cui emerge con forza il concetto della giovinezza di Dio. Matteo, convertito dallo sguardo di Gesù, invita i giovani del nuovo millennio a spalancare le porte a Cristo e a lasciarsi conquistare da lui, facendone esperienza. È Gesù che riporta unità nelle famiglie, guarisce le ferite interiori e, come a Cana, viene a fare nozze con l’umanità per trasformare l’acqua insipida in vino buono. Un libro per capire, come ripete Papa Francesco, che non possiamo farci rubare la speranza, perché il cristianesimo è giovinezza da vivere in pienezza e da annunciare con gioia ai fratelli e alle sorelle di questo mondo. Al passo con i tempi, dunque, e al ritmo del Dio giovane, con la barba o senza. Dove c’è Dio, là c’è il futuro: e prospettive nuove, spesso insospettate, oltre l’oggi, oltre l’effimero.
Data recensione: 03/11/2013
Testata Giornalistica: Toscana Oggi
Autore: Andrea Fagioli