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Nel libro Le orecchie del Vaticano i ricordi del primo vaticanista, Giulio Bartoloni, si congiungono con le cronache del figlio Bruno fino ai giorni nostri, intrecciandosi a due secoli di cronache familiari

Nel libro Le orecchie del Vaticano i ricordi del primo vaticanista, Giulio Bartoloni, si congiungono con le cronache del figlio Bruno fino ai giorni nostri, intrecciandosi a due secoli di cronache familiari, le vicissitudini di una famiglia di ebrei divisa tra la Germania e l’Italia. Bartoloni, collaboratore del «Corriere della Sera» dal 1957, ha attraversato Roma – si legge nella quarta di copertina – «sul predellino dell’auto di Giovanni XXIII, ne ha raggiunto l’appartamento pochi minuti dopo la morte morte, è stato arrestato dai gendarmi all’ingresso del conclave, ha dato per primo l’annuncio del concilio, ha viaggiato da clandestino in un aereo con Paolo VI, ha tentato di accaparrarsi gli sci di Giovanni Paolo II». Negli anni bui del regime hitleriano si apre una finestra sulla vita quotidiana a Berlino di agiati borghesi, ebrei ma laici, travolti dagli eventi. Nelle loro case s’incontreranno Albert Einstein e gli inventori del film sonoro, spiati in segreto dai tedeschi. «Le spie – scrive Bartoloni – non mancano neppure in Vaticano, dove la Wehrmacht controlla il telefono del Papa. Sono gli anni della fame e dei soccorsi che arrivano a Papa Pacelli, dai tessuti stipati nei Musei Vaticani ai barili di baccalà nascosti sotto la Cappella Sistina».
Data recensione: 19/07/2012
Testata Giornalistica: L’Osservatore romano
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