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In un libro appena uscito («Siamo onesti! Bettino Ricasoli il barone che volle l’unità d’Italia», di Michele Taddei, con prefazione di Francesco Ricasoli, edizioni Polistampa)

Il barone di ferro chiedeva consigli a Cesare Studiati sul «disciplinare» del vino

In un libro appena uscito («Siamo onesti! Bettino Ricasoli il barone che volle l’unità d’Italia», di Michele Taddei, con prefazione di Francesco Ricasoli, edizioni Polistampa) un ampio capitolo ricostruisce il fitto epistolario e il virtuoso sodalizio fra il «barone di ferro» e il medico-umanista pisano che si rivelò prezioso consigliere e gran suggeritore delle caratteristiche di quel vino che sarebbe divenuto famoso nel mondo. Ricasoli si rivolge a Studiati per sottoporgli problemi concreti e ne ottiene indicazioni precise sui tipi e le percentuali di uve, sull’invecchiamento, sulle tecniche di vinificazione. Insieme danno vita a un rigoroso disciplinare che, salvo poche variazioni, è ancora quello che oggi definisce il Chianti. Ricasoli coltiva le vigne e conduce i suoi esperimenti a Brolio, Studiati in un suo podere a Ripafratta dove già da tempo ha cominciato a usare il solfato di rame per combattere i parassiti come la filossera e la peronospera.
Data recensione: 13/04/2012
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Giuseppe Meucci