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Ci sono figure che hanno pesato, nel loro piccolo, sulla storia di un’epoca e che, non si sa per quali misteriosi

 Ci sono figure che hanno pesato, nel loro piccolo, sulla storia di un’epoca e che, non si sa per quali misteriosi oblii, scompaiono a un certo punto dalla scena e di loro si perde traccia. Quando nel 1948 Gualtieri di San Lazzaro pubblica Parigi era viva e l’anno dopo vince il Premio Bagutta opera prima, egli è già il mercante-editore che ha promosso alcuni dei maggiori artisti europei tra le due guerre: Soutine, Kandinsky, Magnelli, Picasso, Modigliani, Arp, De Chirico, Marino Marini, Chagall, Klee, Braque, Matisse, Derain, per dire solo alcuni con cui ebbe stretti rapporti. Eppure San Lazzaro oggi chi lo ricorda? Ben pochi, a dispetto del valore della sua attività di promoter per l’opera di questi artisti.San Lazzaro, al secolo Giuseppe Papa, nato a Catania nel 1904 e volato a Parigi a soli vent’anni (dove morirà nel 1974), è il classico uomo di genio che si presenta al mondo come scrittore (a vent’anni ha già scelto il suo pseudonimo di tutta la vita), ha una passione per l’arte e subisce ben presto l’irresistibile fascino della capitale del XIX secolo – così Benjamin definì Parigi – che in realtà rimase tale anche per buona parte del XX. San Lazzaro approda in questa fucina di talenti creativi, clown e ballerine con tutto l’entusiasmo e l’inesperienza del neofita. Si mette al seguito di Leopold Zborowski, il leggendario mercante-collezionista che scoprì e lanciò Modigliani e Soutine. Zborowski era un personaggio strano, “il poeta mercante”, generoso e cinico, malinconico e amante della bella vita, una delle figure che alimentavano il mito di Montparnasse: San Lazzaro si mette alla sua sequela e Zborowski gli affida anche la realizzazione di una rivista (“Chroniques du Jour”) aiutandolo economicamente ma anche tenendolo a stecchetto quando San Lazzaro conduce una vita di povertà dove combatte tutti i giorni col tipografo che bussa alla porta per avere quel che gli spetta.Così San Lazzaro vive e conosce la Bohème, condivide una parte di quella vita con gli artisti e in Parigi era viva ci offre il resoconto di quarant’anni di esperienza. Uscito nella forma di romanzo a sfondo autobiografico, questo libro (rieditato nel 1966 ampliato) è stato da poco riproposto da Mauro Pagliai editore, con la curatela di Luca Pietro Niccoletti, che studia da tempo la figura di San Lazzaro. L’archivio di San Lazzaro è conservato presso il Centro Apice dell’Università di Milano, depositato da Nicolas Rostkowoski, figlio di Maria Papa, seconda moglie dello scrittore. Vi si conservano moltissimi documenti di rilievo, lettere di Fontana, Marino Marini, Mirò, Capogrossi, Zavattini, De Sica, Enrico Falqui, oltre a materiale dattiloscritto inedito, che andrebbe valorizzato anche per le informazioni che offre su tanti artisti e personaggi che hanno fatto la storia. Parigi era viva è il resoconto, asciutto ma anche malinconico, di una fine, quella del mito di Parigi. Ci sono pagine memorabili dedicate a Picasso (che negli anni Cinquanta pare tenesse sul tavolino il catalogo della mostra di Caravaggio a Milano dicendo del grande lombardo: «Non è un pittore; è un uomo di teatro»); al ritrovamento da parte di Carlo Cardazzo del sipario di Parade che stava per essere smembrato e all’opera di relazioni svolta da San Lazzaro perché venisse acquistato dalla Francia; pagine illuminanti sul collezionismo di quadri falsi come mercato parallelo e autonomo rispetto a quello degli originali; sulla scrittura di Giacometti e su quella che potremmo chiamare la prova del gatto; sulla fondazione da parte di San Lazzaro della rivista “XXe Siècle” nel 1938, che divenne leggendaria fra gli artisti. San Lazzaro fu un grande editore d’arte, accanto a precursori come Tèriade, Zervos e Skira. Molte altre cose ci sarebbero da dire sulla sua figura, e forse è giunta l’ora che gli editori se ne ricordino. 
Data recensione: 18/08/2012
Testata Giornalistica: L’Avvenire
Autore: Maurizio Cecchetti