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Insolito. Potrebbe essere questo l’aggettivo caratterizzante l’ultima fatica letteraria di Pietro Spirito. Insolita è infatti la forma

Insolito. Potrebbe essere questo l’aggettivo caratterizzante l’ultima fatica letteraria di Pietro Spirito. Insolita è infatti la forma del libro: ottagonale, sbilenca. Insoliti i siti di Trieste descritti in una giornata di inizio estate dall’autore in sella alla sua motocicletta. Dai magazzini vuoti, abbandonati, quasi spettrali del Porto Vecchio all’ex stazione ferroviaria di Rozzol-Montebello con le sue scritte bilingui e gli arredi che echeggiano l’Impero asburgico sino al limite della città, dove una volta c’era il confine con la ex Jugoslavia: tutto parla di antica gloria che fu e non è più. Spirito si muove bene e velocemente tra tanti frammenti di ciò che chiama, metaforicamente, “lo specchio rotto”, cercando di ricomporre un’immagine di Trieste ormai evanescente. Luoghi simbolo di eventi drammatici, come l’Hotel Balkan, il Magazzino 18, l’ex campo profughi di Padriciano, si alternano a posti ameni e bizzarri quali il bagno “Pedroncin” e il bazar da Mirella. Ultima tappa, emblematica, il Cimitero di Sant’Anna, dove la riflessione sui Grandi triestini (Svevo, Stuparich, Saba, Giotti) si stempera nel ricordo personale e raccolto per i propri defunti. Se “Trieste è un’altra”, allora è anche questa. Da leggere.  
Data recensione: 01/02/2012
Testata Giornalistica: Vita Nuova
Autore: Virna Balanzin