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Fabio Amadi nel suo romanzo non nomina mai Marghera. Ma è chiaro che la fabbrica chimica che ha lasciato a casa “Gianni”, il protagonista della storia, era lì

Esce “La parte migliore di me”, il nuovo libro di Fabio Amadi
Fabio Amadi nel suo romanzo non nomina mai Marghera. Ma è chiaro che la fabbrica chimica che ha lasciato a casa “Gianni”, il protagonista della storia, era lì. Amadi non nomina neanche Venezia né Mestre, ma non è difficile intuire che “Osvaldo”, il politico che casualmente incontra l’ex operaio caduto nella spirale dell’alcolismo fino a diventare un barbone, sia di queste parti. E forse, nel romanzo “La parte migliore di me”, presentato dall’editore Mauro Pagliai tra le novità al Salone del libro di Torino, le pagine più amare sono proprio quelle dell’incontro tra il clochard e il politico, compagni di lotte ai tempi in cui la fabbrica funzionava, ora distanti anni luce. Un ritratto impietoso della classe dirigente tutta, che porta Amadi a dedicare il libro «anche a quei politici, spero tanti, che non si riconoscono in “Osvaldo”».
Dopo “Il sorriso e la poesia” e “L’uomo dei Balcani”, “La parte migliore di me” (presentazione di Walter Veltroni, prefazione del direttore della Caritas monsignor Dino Pistolato) è il terzo libro di Amadi, classe 1960, nato e abitante a Marghera, laurea in Scienze dell’Educazione a Padova, dipendente del Comune di Venezia. Del “sociale” Amadi si occupa da anni, per un periodo ha lavorato anche alla Casa dell’ospitalità di Mestre e lì ha conosciuto da vicino gli «scarti umani», i «rottami della società», gli «sporchi fantasmi che girano a vuoto», i tanti “Gianni” che popolano le stazioni e le panchine dei parchi e che pensano «solo a tirar sera e poi a tirar mattino, giorno dopo giorno sempre così, senza un perché». Ma la “vergogna”, nel libro di Amadi, è “Osvaldo”, emblema di chi ha fatto carriera in politica e vive la politica come professione, sempre con la verità in tasca, capace di ammettere che «tra la politica e i cittadini c’è un abisso» e altrettanto capace di adeguarsi e rinnovarsi «con profitto», vivendo la politica «come uno strumento per arricchirsi e vivere meglio». Senza più principi né valori.
Data recensione: 17/05/2011
Testata Giornalistica: Il Gazzettino
Autore: Alda Vanzan