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Nella sterminata produzione di libri per festeggiare i primi italici 150 anni, c’è un volume meno noto e più singolare di altri, che è la storia romanzata di una ricerca. L’ha scritto Genziana Ghelli,

Nella sterminata produzione di libri per festeggiare i primi italici 150 anni, c’è un volume meno noto e più singolare di altri, che è la storia romanzata di una ricerca. L’ha scritto Genziana Ghelli, psicologa, ex assistente di Victor Meyer a Londra, e abituata a maneggiare alberi genealogici anche per la sua attività di terapeuta.
“La Garibaldina” (Mauro Pagliai Editore) racconta la leggenda di Repubblica Giovanna Fadigati, figlia naturale di Giuseppe Garibaldi o forse invece realmente figlia del Maggiore garibaldino Paolo Fadigati. Di certo nata da Palmira Visioli, e cresciuta nel mito dell’Eroe dei due mondi, che la teneva in braccio sin da piccola.
Ghelli ripercorre il temperamento di questa fanciulla, le sue vicende private, il matrimonio (”benché vi siano cuori e menti che non possono sposarsi mai”),  gli effetti di una genealogia tanto impegnativa sui discendenti. E la straordinaria epopea risorgimentale che intorno a lei si svolge: uomini e donne straordinari che cambiano la storia.
Tenaci, appassionati, a tratti pervasi da una follia contagiosa, i ragazzi che fecero l’Italia erano speciali in tutto: se si innamoravano di una donna, doveva essere quella punto e basta. Se gli ideali chiamavano, si lottava fino alla morte. Così, nella battaglia, nella rivoluzione vivono, e consumano, i loro pochi anni. E così farà pure Repubblica: forse per via dei cromosomi. O forse perché non potrebbe fare diversamente: “animale selvaggio, caparbio, assetato”, donna che trascina: “Trascinavo gli altri fuori dai giorni stretti”. Figlia di tempi capaci di grandi sogni. Che sbiancano ancor di più i tempi recenti.
Ma c’è di più, nel gusto che questo libro lascia: ed è l’importanza dell’impronta familiare. Nebbia, zavorra, a volte. Confronto inevitabile, sembra suggerire la psicologa: per capire davvero noi stessi. E perché a definirci, a renderci ciò che siamo – piaccia o no – è il rapporto di appartenenza con gli altri. Come Repubblica: “Io sono questa… figlia amata del nobile Fadigati, che amò e lottò per il grande Garibaldi, dal quale mi sono sentita amata”.
Data recensione: 17/03/2011
Testata Giornalistica: L’Espresso Blog
Autore: Sabina Minardi