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Dopo il successo della prima raccolta, Rossella Martina prosegue con le sue divertenti incursioni nella vita dei personaggi dello spettacolo, della politica e della cultura ai tempi dei primi vagiti.

Non basta sfoggiare una prosa elegante e moderna per fare il grande salto da giornalista a scrittore. Ci vuole coraggio e intelligenza, per resistere alla tentazione di fare giochi di prestigio con le parole. E una capacità non comune di cogliere ogni emozione delle persone che ti stanno attorno o degli immaginari protagonisti di una storia. Il suo secondo «esame di laurea» lo ha ampiamente superato Rossella Martina viareggina ma professionalmente cresciuta a Firenze, prima del ritorno in Versilia, a Bargecchia, che dall’alto si specchia nel Lago di Massaciuccoli. Il borgo celebre per la campane di San Martino che ispirarono Giacomo Puccini, ha dato alla scrittrice toscana la giusta carica e i filtri ammalianti per la sua ultima opera (C’era una volta un bambino 2, editore Mauro Pagliai, pp.144, 10 euro), che completa una galleria di ritratti iniziata nel 2009. Alcuni tra i più grandi italiani della nostra epoca raccontano la loro infanzia. Ma l’abilità dell’autrice li porta piano piano a svelare, nell’intervista, i segreti del loro successo, e perfino le cose nascoste della loro vita privata, mostrando foto inedite dell’album di famiglia. Insomma questo libro appaga tutta la nostra curiosità. Ma non è stato per me una sorpresa, conoscendo Rossella da più di 25 anni. L’ho apprezzata prima come cronista sulle pagine fiorentine de «La Nazione», poi sul «QN», dove scrive di cultura e costume. E proprio nel Dossier domenicale dei tre quotidiani del Gruppo Poligrafici la Martina tiene una rubrica («Quinta di copertina») ritenuta una specie di «bussola»: orienta i lettori nella scelta delle opere da non perdere. Per me un prezioso «manuale»: tra l’altro mi ha aiutato ad entrare nella sua anima ed a capire fino in fondo una produzione letteraria arricchita anche dalla passione per il giallo. Oltre a numerosi racconti, Rossella ha pubblicato i romanzi «Rosa Prova la donna che rammenda il destino» (1999), «Facoltà di silenzio» (2003), «La bambina di pietra» (2008), una commovente storia che accomuna quattro donne in cui si specchia un’intera generazione degli anni Settanta. Rossella Martina, con questo secondo capitolo di «C’era una volta un bambino» hai completato la galleria di personaggi che volevi intervistare? C’è ancora qualche «big» che desidereresti far parlare?
«I personaggi da intervistare non si “esauriscono” mai e soprattutto ci sono quelli che sembrano inarrivabili e per i quali bisogna aspettare l’occasione giusta. Io per esempio, da sempre sogno di intervistare la scrittrice Doris Lessing».
Anche in questa carrellata è molto eterogenea la scelta dei protagonisti. Spazi da scrittori come Mario Rigoni Stern e Carlo Mazzantini a studiosi del comportamento e della psiche umana come Francesco Alberoni e Vittorino Andreoli, senza trascurare star del cinema e dello spettacolo come Carlo Verdone, Romina Power, Gene Gnocchi e Ligabue, per citarne alcuni. Ho letto che ti ha molto colpita la “confessione” di Giorgio Panariello: il comico toscano che infanzia ha avuto?
«Sì, l’infanzia di Panariello è stata davvero molto dura e quando me ne ha parlato è stata la prima volta che lo faceva con un giornalista, quindi sono stata particolarmente partecipe dei suoi ricordi: è nato da una ragazza madre, non ha mai saputo chi sia o sia stato suo padre».
Tra i vip intervistati c’è Giulio Andreotti. Com’è visto da vicino? Già da bambino faceva intuire che sarebbe diventato uno statista e – per opinionisti un po’ cattivi – addirittura il «Belzebù» della Prima Repubblica?
«Andreotti è un fenomeno di intelligenza, arguzia e energia. Nelle foto da bambini è...uguale a ora!».
Hai fatto appena in tempo a scrivere la storia di Luciano Pavarotti. Non è stato solo uno dei più grandi tenori di tutti i tempi. Quante iniziative di solidarietà ha realizzato per sconfiggere la fame nel mondo...
«Il mio incontro con Pavarotti mi suscita ancora molta tenerezza: un uomo dolcissimo, la sua bontà traspariva anche dai suoi ricordi d’infanzia, bellissimi, sorridenti».
L’incontro con il cardinale Ersilio Tonini: non solo fede, ma pure un pozzo di cultura, cui certo non fa difetto l’arte di comunicare. L’ho conosciuto negli anni Settanta quand’ero ad «Avvenire» e so che da bambino aveva una venerazione particolare per la madre.
«Il cardinale mi ha raccontato con grande nostalgia il rapporto speciale che aveva con la madre, donna profondamente religiosa che ha accolto la vocazione del figlio come il più grande dono che Dio potesse farle».
Cosa pagheresti per ospitare in un tuo libro un bel faccia a faccia tra Tonini e margherita Hack?
«A dire il vero l’ho proposto al cardinale, proprio un faccia a faccia con Margherita Hack. Ma mi ha fatto capire che non tanto i loro punti di vista, peraltro opposti, su Dio e sulla fede, quanto il modo di intendere la dialettica tra loro sono incompatibili ».
Dopo il disastro dell’Italia ai mondiali, riproporresti la storia del tuo concittadino Marcello Lippi? Immagina un po’ come imposterebbe il suo «Processo al ct» un altro personaggio della tua galleria, Sergio Zavoli...
«Certo che riproporrei la storia di Marcello Lippi! I mondiali del 2010 sono andati malissimo per l’Italia, è vero, ma io non dimentico la gioia meravigliosa che Lippi ci ha regalato nel 2006 e sono certa che non l’ha dimenticata neppure il senatore Sergio Zavoli. L’atteggiamento assunto da molti italiani e dai media nei confronti di Lippi è a dir poco vergognoso. Verrebbe da dire che siamo un popolo che non merita niente!».
Come scrittrice hai spesso cambiato genere. Nel 2008 hai lasciato un’impronta con «La bambina di pietra» ma in precedenza ti avevano appassionato pure la storia gialle e noir: è una sedimentazione giornalistica?
«Forse è solo una questione di carattere: sono curiosa, mi piace cambiare, mi piace sperimentare. Adesso per esempio sto lavorando su un romanzo storico e al momento sono in pieno Cinquecento tra la Toscana e l’impero Ottomano».
Data recensione: 25/07/2010
Testata Giornalistica: Toscana oggi
Autore: Antonio Lovascio