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Barna Occhini scriveva spessissimo la suocero Giovanni Papini, e mai dimenticando di raccontare le imprese della figlioletta Ilaria. Ma la missiva prendeva poi il largo con amare e circostanziate annotazioni sulla tanto

Barna Occhini scriveva spessissimo la suocero Giovanni Papini, e mai dimenticando di raccontare le imprese della figlioletta Ilaria. Ma la missiva prendeva poi il largo con amare e circostanziate annotazioni sulla tanto contestata «Italietta», vista dalla sponda di una destra che aveva aderito al futurismo, anarchia e controcorrente, e che certo, non si era ancora infilata nel doppio petto. Di segno analogo le considerazioni che ritrovi nelle lettere scritte da Ardengo Soffici a Giuseppe Prezzolini e a Sigfrido Bartolini è degno epigone, in autunno nascerà una fondazione intitolata all’artista che con le sue 300 xilografie ha scritto la storia parallela di Pinocchio. L’opera monumentale realizzata in occasione del centenario di Collodi.
Una casa che è un laboratorio e un archivio diffuso. Il suo ordine scrupoloso era noto negli ambienti letterari e non stupisce condividere con gli eredi di Soffici, Baldacci, Tamburi e Orfei, la decisione di affidare a lui la corrispondenza epistolare ritrovata nei cassetti. È tutto in perfetto ordine nella grande e luminosa soffitta di Pistoia, tra felci rigogliose tenute su dalla moglie Giuseppina Licatese, valida spalla del maestro per quarant’anni, e bauli capovolti che si aprono come un frigorifero. Una giovane studiosa ha cominciato l’immane lavoro di catalogazione affinché questo spicchio di Novecento possa diventare materia di consultazione per studenti e ricercatori. Il patrimonio didattico si comincia a sfogliare nella teoria di utensili dal nome fascinoso: sgorbi, saette, bulini, stracantoni con cui l’artista realizzava le xilografie sui legni. «Uno dei due torchi, quello per l’acquaforte se l’è costruito da sé» dice la moglie. Nel laboratorio, chiuse in una scatola di legno, le sue ceneri potrebbero passare inosservate, tra rulli, barattoli di grafite e il «suo» Pinocchio di legno protetto da una teca. Una decina di stanze tutte organizzate in funzione dell’arte e di illuminati pittori come Fattori, de Chirico, Boldini, Viani. Gli amici di una vita. Si va su per le scale sfiorando i calchi dei bassorilievi che emulano opere del Partenone passando per una Venere di Milo e i disegni della 14 vetrate che Bartolini realizzò per la chiesa dell’Immacolata di Pistoia. Insieme all’illustrazione di un Vangelo, l’unica opera religiosa cui il Maestro concesse la sua arte. Il nome di Sigfrido Bartolini è legato sostanzialmente alle 1.300 incisioni realizzate nell’arco della vita. Intensamente spesa anche nell’attività di pittore e scrittore e in particolare di critico d’arte. La grande impostura, riedita nel 2002 da Polistampa è sicuramente il testamento di un critico controcorrente che mette a nudo artisti del XX secolo come Andy Warhol, Filippo De Pisis, Alberto Burri, Marcel Duchamp, Henri Matisse, Renato Guttuso. L’attività di critico scorreva anche lungo le colonne del quindicinale Totalità, diretta dall’amico Barna Occhini. Con l’attesissima rubrica «Taci imbecille», che Bartolini illustrava con sommo privilegio, in cui si mettevano alla berlina le parole in libertà che a quel tempo venivano catturate dalla stampa illuminata. Insieme alle riviste ci sono poi gli inediti di Giovanni Papini, chiusi in un armadio a fianco, in una larga scaffalatura, gli autori pistoiesi per i quali Sigfrido Bartolini, instancabile talent scout, si adoperò per valorizzarli. «Il progetto Fondazione va avanti a strattoni, come tutte le cose di questo mondo – dice Franco Cardini, che dell’operazione tiene il cerino, confidando sull’appoggio del vicepresidente del Senato, il pistoiese Vannino Chiti, del Comune di Pistoia e delle banche. È l’archivio di un vecchio amico, di un uomo scomodo perché sempre controcorrente, un esempio di eccellenza artistica. Sarebbe un ottimo spunto per aprire finalmente in Toscana uno studio di contemporaneistica». L’opera di Sigfrido nei prossimi mesi troverà nuovi slanci anche con una serie di mostre, la prima a Seravezza, tra luglio e agosto dove nel palazzo mediceo sarà esposta la xilografia ad Autunno, opera unica tirata in 8 esemplari mentre è già partita la macchina organizzativa per la grande vernice di Trieste che si svolgerà il prossimo anno.
Data recensione: 05/06/2009
Testata Giornalistica: Corriere fiorentino
Autore: Loredana Ficicchia