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Fu vera gloria? La sentenza è più ardua di quanto Manzoni potesse immaginare. Anche per noi «posteri», armati di obiettività e aiutati dal lavoro degli storici. Perché volgendo l’occhio al passato molti sono gli eventi

Fu vera gloria? La sentenza è più ardua di quanto Manzoni potesse immaginare. Anche per noi «posteri», armati di obiettività e aiutati dal lavoro degli storici. Perché volgendo l’occhio al passato molti sono gli eventi ma altrettante le leggende. Ce lo racconta Gabriele Parenti in «Napoleone in sala stampa. Strategie d’immagine nella storia» (pp176, euro 10), edito da Mauro Pagliai nella collana dedicata a mass-media e giornalismo e da poco in libreria. I grandi del passato, quelli di cui tuttora discutiamo, hanno saputo in molti casi nascondere il proprio volto, mostrandone uno più adatto alle circostanze. Erano capaci di parlare al popolo, agli alleati e anche ai nemici. Sapevano che una confitta è tale e così la percepisce la gente, che un dittatore può facilmente diventare un liberatore, che la verità dei fatti può essere occultata traformata e in molti casi dimenticata in fretta. Lo sanno anche i leader di oggi. Napoleone ammoniva «quattro giornali avversi sono più temibili di mille baionette». Nella storia, molti sforzi sono stati fatti per influenzare l’opinione pubblica. In alcuni casi i tentativi sono riusciti: le piccole conquiste hanno avuto l’eco di grandi imprese e personaggi modesti o solo fortunati sono diventati eroi. Altre volte la storia si è vendicata e i più raffinati piani per nascondere o ammorbidire la verità i sono rivalati vani e controproducenti. Attraverso esempi illustri come Mata Hari, Bob Kennedy o Che Guevara, il volume mostra come numerosi eventi storici siano stati vissuti in un’ottica deformata, a volte a causa di precise strategie (dis)informative, a volte per effetto del caso o di variabili imprevedibili. Parenti ci narra eventi memorabili, dalle Crociate alla bomba atomica su Hiroshima, svelando quei retroscena che sono rimasti a lungo ignoti e che la storia ha penato alla luce solo molti anni dopo. Particolarmente originale è la seconda parte del libro, dedicata ai «misteri del passato remoto», dove la narrazione si sposta dietro le quinte di alcuni misteriosi delitti, come l’assassino di Abramo Lincoln o quello dell’arciduca Francesco Ferdinando che determinò lo scoppio della prima guerra mondiale. L’indagine dell’autore si snoda sul sul rapporto tra verità e opinione condivisa, tra fatti storici e luoghi comuni, passando attraverso le grandi figure del passato, le cui imprese tutti ricordiamo... o crediamo di ricordare.
Data recensione: 10/05/2009
Testata Giornalistica: Toscana Oggi
Autore: ––