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Il pomeriggio dell’8 aprile scorso la sala delle colonne della biblioteca comunale Baratta era decisamente gremita di curiosi e di ammiratori, per ritrovare Giuliano Parenti, che a Mantova trascorse molti anni della

Il pomeriggio dell’8 aprile scorso la sala delle colonne della biblioteca comunale Baratta era decisamente gremita di curiosi e di ammiratori, per ritrovare Giuliano Parenti, che a Mantova trascorse molti anni della sua multiforme ed intensa attività culturale ed artistica. Fiorentino di nascita, si è affermato in campo teatrale, didattico, letterario, a livello nazionale e non solo. Sue commedie sono state radiotrasmesse dalla Rai. Numerosissimi i premi teatrali. Da poco è uscito il suo secondo romanzo, Per amore o per finta, Mauro Pagliai Editore, Firenze 2008.Dopo che Mario Artioli, accomunato a Parenti da una lunga convivialità intellettuale ed esistenziale, ne ha finemente tratteggiate la figura e le opere, lo stesso autore, in collaborazione con la figlia, ha anticipato alcuni intriganti passaggi, rispondendo anche alle sollecitazioni degli interventi.Other (Altro, in inglese) Berlina, protagonista dello strano romanzo, come attore era sicuramente un cane, teneva sempre la faccia ferma, ma era assai abile nei movimenti acrobatici; era quindi perfettamente funzionale alle finzioni televisive, nella fortunata serie del commissario Quapur (chi conosce il francese ci giochi su). L’autore e regista Hans Christian Coltellass lo spiegò assai spregiudicatamente (si badi anche alla ingegnosa costruzione dei verbi): “Certo che sei finto, come ogni cosa sul set e come gli uomini e le donne ed ora anche i bambini che setteggiano fra le quinte della vita. Mica ti sembreranno veri gli adulti che karaokano vite altrui e i bambini che rambeggiano coi mitragliatori sparascintille? “La finzione come contagio sociale. È Other stesso che rievoca la sua avventura, come per dare senso al girato, ovvero rimontando pezzi della sua vita con la moviola della coscienza. Così che, come risulta ben sintetizzato nella quarta pagina di copertina, “la narrazione si muove lungo due direttrici: una riguarda le riflessioni del protagonista sulla sua condizione e su quel che teme gli possa accadere, l’altra le vicende del suo lasciarsi vivere, fino al riscatto finale, fra effetti comici e grotteschi”.Quando realtà e finzione si fondono e si confondono, può accadere che il protagonista, felicemente sposato con la dolce Natalie che progetta giardini, e che è già padre di due gemelle assai carine, incontri per caso l’enigmatica Mary Effy (effimera dunque). Caldi appuntamenti quindicinali nella lussuosa e riservata camera ventiquattro del Blue Eden Hotel, di proprietà del barone Peton(che meraviglia l’invenzione dei nomi). E con l’accompagnamento voluttuoso della passacaglia in do minore per organo di Bach. Ne nasce un figlio di nome Charmyng, poi abbandonato definitivamente dalla madre, ma portato a casa da Other, che guarisce dal male sottile della finzione; e mette in moto un cuore vero e una coscienza inquieta. A proposito. Pur nel suo eterno lasciarsi vivere, Other (o Giuliano Parenti?), quasi sicuro di essere morto, scorge il foro luminoso che pare aspettarlo al varco. E incontra, o gli pare di incontrare, Qualcuno Q maiuscola. E gli parla. Chiunque C maiuscola sia eventualmente in ascolto/ tenga presente la mia confusione/…anche se è noto il silenzio perenne / di ogni Forma Pensabile di Qualcuno / F, P e Q maiuscole/…se c’è Qualcuno che mi sente prevedo che avrà un bel da fare / a mettere i beni e i mali da che storia è storia / in file distinte e distanti/…non è facile dare il buongiorno / ogni mattina a Uno così / che non si fa mai riconoscere / non risponde non ha un documento / e se l’avesse ci sarebbe scritto / nome cognome e professione Imperscrutabile. E dire che si tratta di un romanzo che più laico e più carnale non si potrebbe; e che mescola e cucina disinvoltamente realtà e fantasia, Pirandello e Pascal, e appunto amore e/o finzione. Come quando, alla fine, Other, dipinto completamente di bianco neve fresca, e Charmyng, fattosi ormai grande, e dipinto a sua volta di color bronzo, giocano a farsi monumenti vivi sui piedestalli delle piazze. E con il danaro raccolto in una scatola di biscotti vuota, festeggiano il compleanno del figlio della finzione, comperando una piccola telecamera e poi prendendola a martellate.
Data recensione: 24/04/2009
Testata Giornalistica: La Cittadella
Autore: Egidio Lucchini