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Una firma che in quanto a Madonne con Bambino, Sacre conversazioni, sfondi paesaggistici, era una garanzia. Bellezza, eleganza...

Una firma che in quanto a Madonne con Bambino, Sacre conversazioni, sfondi paesaggistici, era una garanzia. Bellezza, eleganza di colorito e disegno che ben presto divennero uno stile che si propagò in tutta Italia. «Perugino a Firenze. Qualità e fortuna di uno stile» è una mostra che nasce e si costruisce intorno all’affresco con l’Ultima Cena che il Perugino, affiancato dalla sua «équipe» di bottega, realizzò per il cenacolo del Fuligno a Firenze, intorno al 1480. Promossa e finanziata dal Ministero per i beni e le attività culturali, a cura di Rosanna Caterina Proto Pisani, l’esposizione vuole servire quale volano per la riscoperta di questo piccolo scrigno rimasto in ombra all’interno di un quartiere nel centro di Firenze in cerca di riqualificazione. Una sorta di anteprima di quella che sarà la nuova destinazione museale (una raccolta di opere «tolte» ai depositi di Gallerie e Soprintendenze riferibili ad un contesto peruginesco) di questo ambiente conventuale completamente ristrutturato, che nel tempo è stato laboratorio per la lavorazione della seta e rimessaggio per carrozze; per poi ospitare, verso la metà dell’Ottocento, una raccolta archeologica, fino a trasformarsi in deposito per le opere d’arte danneggiate dall’alluvione del 1966. In attesa di questo nuovo museo dedicato al Perugino, lasciamoci ancora una volta ammaliare dallo stile Perugino che sfila smagliante in questa mostra: insieme ad alcune opere autografe, una cinquantina di dipinti di allievi e seguaci, di quanti sono passati per le sue fiorentini betteghe fra Firenze e Perugia. Il Vasari non lo amava perché lo riteneva morbosamente attaccato al denaro e troppo pronto nel riciclare i cartoni del proprio archivio; nonostante questo, pensando al ruolo avuto dal Perugino nella formazione di Raffaello, neppure il Vasari poteva disconoscergli bravura e mestiere. «Dipingeva dolcissime madonne angeliche, pale d’altare melodiose e fiorite come pezzi di Paradiso, ma in realtà – così il direttore regionale per i beni culturali Antonio Paolucci sintetizza il giudizio vasariano nel catalogo edito da Polistampa – il Perugino era praticamente ateo e non credeva nelle Vergini e nei Santi che dipingeva in modo così convincente». E in mostra non mancano la bellezza e armonia di pale d’altare, tabernacoli, disegni. La mostra rimane in cartellone fino all’8 di gennaio (dal martedì alla domenica ad ingresso gratuito, con visite guidate il sabato mattina).
Data recensione: 08/10/2005
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Raffaella Marcucci