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Nato a Pistoia, si trasferì, nell’immediato secondo dopoguerra, a Firenze dove subito prese i primi contatti letterari, in primis con quello che allora era a Firenze, il giudice e il censore letterario per eccellenza, Giovanni Papini.

Nato a Pistoia, si trasferì, nell’immediato secondo dopoguerra, a Firenze dove subito prese i primi contatti letterari, in primis con quello che allora era a Firenze, il giudice e il censore letterario per eccellenza, Giovanni Papini. Da allora in poi, fino ad oggi, anno del Signore 2009, Rodolfo Doni ha fatto della letteratura il suo “mestiere”, il suo lavoro come di una cosa cui ci si dedica, faticosamente e gioiosamente ogni giorno; perché la letteratura è la sua vita e come tale deve essere costruita, innalzata, fortificata proprio alla maniera di una casa che vien su lentamente. Potremmo dire “una vita per la letteratura”.
Ho tra le mani, tra gli altri, il suo primo e ultimo libro: ‘Sezione Santo Spirito’ del 1958 e ‘Con te nella resurrezione’ di due mesi fa. Tra l’uno e l’altro corre un ventaglio di titoli, di romanzi, di saggi, di biografie che fanno di Doni uno degli scrittori italiani più prolifici; uno degli scrittori italiani più impegnati (meno salottieri) su due fronti in modo del tutto particolare: in quello della politica e in quello della problematica religiosa. Il 1958 (e la seconda metà degli anni Cinquanta per essere più precisi) era ancora il tempo del neorealismo, dell’impegno politico, della lotta politica, della ricostruzione materiale e morale dell’Italia; nascevano i primi romanzi di Sciascia, di Calvino, di Cassola, di Bonaviri mentre aleggiava su tutti ancora il mito di Vittorini... Ebbene Doni allora volle entrare nella letteratura della cronaca con il raccontare gli avvenimenti di una sezione di partito e la presenza dei cattolici all’interno dell’attività politica. Non è stata solo ideologia, ma il mettere insieme o a conflitto aspetti umani, personali con i problemi sociali e politici. Da allora in poi, si direbbe, è stata questa la strada letteraria di Doni nelle cui pagine incontriamo la figura centrale di Giorgio La Pira (La città sul monte), di politici, di senatori, di filosofi, di preti alle prese con le problematiche della grande contestazione degli anni Settanta (Servo inutile e Altare vuoto), di grandi santi ai vertici della scienza umana di tutti i tempi, Sant’Agostino. Incontriamo anche, dal 1990, la figura del figlio Lorenzo, morto in un incidente stradale, ri-elaborata e trasfigurata come messaggio, come mistero, come presenza-assenza che parla ancora; ecco allora i romanzi Colloquio con Lorenzo, Dialogo sull’aldilà, Con te nella resurrezione. Tre romanzi-dialogo che lentamente si avvicinano all’immaterialità, alla grande spiritualità, a una astrattezza che è più vera della realtà fisica, e portano lo scrittore-padre alla preghiera e alla mistica. L’ultimo dei tre, appunto, arriva a questa comunione piena tra padre e figlio, si scioglie in pagine che vanno lette con grande partecipazione, perché è storia e testimonianza di un anelito alla Verità che sfugge ai lettori distratti, superficiali e alla ricerca di facili e effimere emozioni. «Tu mi hai immesso – scrive Doni, nel dialogo con Lorenzo – in una dimensione diversa in cui il mio corpo quasi levita come levitano quelli dei mistici. È questa in un certo modo la mia e la nostra resurrezione, insomma un altro anticipo di essa».
Io credo che la narrativa di Doni vada riletta per diversi motivi: perché si identifica con Firenze, perché conduce a continui interrogativi forti e radicali, perché risente delle inquietudini dell’uomo di oggi che è attratto dal minimalismo, ma reclama fortemente il Vero e il bello, al di là dell’effimero.
Data recensione: 18/01/2009
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Vincenzo Arnone