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«C’è un’ambizione intorno a questa iniziativa dedicata al Perugino. Quella di aver realizzato una mostra non effimera, ma nata per dare una sistemazione definitiva a questo spazio

«C’è un’ambizione intorno a questa iniziativa dedicata al Perugino. Quella di aver realizzato una mostra non effimera, ma nata per dare una sistemazione definitiva a questo spazio, suggestivo ma non molto conosciuto, e per formare un museo dedicato all’artista umbro. Affinché anche il viaggiatore di passaggio da Firenze, possa lasciare i bagagli in stazione e venire ad ammirare queste meraviglie. L’importante è farlo sapere, fare informazione: così rivaluteremo anche il quartiere che non sta vivendo un bel momento». Rosanna Caterina Proto Pisani, della Sopritendenza per i beni artistici di Firenze, è la curatrice della mostra «Perugino a Firenze. Qualità e forma di uno stile» che si inaugura oggi al Cenacolo di Fuligno di via Faenza. A lei sta a cuore l’arte, ma anche il recupero di una porzione del centro troppo spesso lasciata a se stessa. Per la simpatica e preparata storica dell’arte – che si è dimostrata anche comunicatrice di notevoli qualità – la riabilitazione della zona passa anche attraverso la valorizzazione di gioielli come il Cenacolo di Fuligno che fino all’8 gennaio ospiterà la mostra che prelude alla nascita del museo dedicato al Perugino. Infatti alla fine dell’esposizione, le opere statali rimarranno a Firenze e costituiranno un primo nucleo di opere dell’artista di Perugia. È l’omaggio di Firenze a un grande artista che ha lasciato una traccia indelebile nell’arte rinascimentale. Per Pietro Vannucci, in arte il Perugino, Firenze fu una seconda patria: per 25 anni (dal 1486) mantenne la bottega in via Sant’Egidio. Tra le testimonianze del suo lavoro e del suo genio, c’è senza dubbio l’Ultima cena dipinta sulla parete opposta all’entrata del refettorio monumentale dell’ex-convento fiorentino delle terziarie francescane di Sant’Onofrio, detto appunto Fuligno. Durante i secoli l’ambiente ha vissuto varie vicissitudini fino alla vendita e al successivo utilizzo della grande sala quale fabbrica per la lavorazione della seta e la verniciatura delle carrozze. Poi il miracolo: nel 1843 lo stupendo affresco viene riscoperto, inizialmente è attribuito a Raffaello e perciò il granduca Leopoldo II (sempre sensibile verso l’arte) riacquistò il refettorio che venne trasformato da magazzino in museo. Qualcosa di simile sta di nuovo accadendo ai giorni nostri, perché dopo decenni di abbandono – veniva chiamato semplicemente «lo stanzone» – adesso rinasce a nuova vita. E questa mostra dedicata al Perugino (e non solo) ne è la riprova. L’Ultima cena è una sorta di momento di partenza e d’arrivo dell’esposizione: la suggestione creata dall’azzeccata illuminazione, guida il visitatore attraverso un crescendo di emozioni che scaturiscono dalla presenza di opere sia del Perugino, sia di vari artisti del suo entourage (come lo Spagna, Gerino da Pistoia, Rocco Zoppo, Roberto da Montevarchi e altri). La mostra, a ingresso libero e aperta dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18, si articola in sei sezioni e tutti i dipinti in mostra paiono dialogare col grande affresco che campeggia in fondo al refettorio. C’è innanzitutto una selezione di opere realizzate dagli allievi del Perugino nella bottega di Perugia; la seconda propone quelli che lavorarono con lui a Firenze, mentre la terza raggruppa i suoi seguaci nel territorio fiorentino. La quarta sezione è interamente dedicata all’affresco dell’Ultima cena con l’esposizione di straordinari disegni preparatori realizzati da collaboratori realizzati da collaboratori del Perugino trati da cartoni del Maestro, di copie ispirate all’affresco del Cenacolo. Quindi un cospicuo nucleo di opere autografe (dipinti, affreschi) testimonianze l’attività svolta dal Perugino a Firenze, infine l’ultima sezione presenta dipinta ispirati allo stile del Perugino provenienti dalla Toscana ma anche da altre regioni. Sul bel catalogo edito da Polistampa, oltre al testo introduttivo di Antonio Paolucci, trovano spazio i contributi di Rosanna Caterina Prato Pisani, Serena Padovani, Vittoria Garibaldi, Filippo Todini, Nicoletta Baldini, Francesca Fumi Cambi Gado. Nell’ambito della mostra, interamente realizzata con fondi statali, si rivolgeranno anche delle visite guidate che inizieranno sabato 15 ottobre.
Data recensione: 08/10/2005
Testata Giornalistica: Il Giornale della Toscana
Autore: Marco Ferri