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Nel Cenacolo fiorentino una mostra esplora i legami e le passioni dell’artista umbro con la terra toscana, a partire dalla sua «Ultima cena».

Nel Cenacolo fiorentino una mostra esplora i legami e le passioni dell’artista umbro con la terra toscana, a partire dalla sua «Ultima cena».

Prova per un museo. Sembra proprio essere questo il fine di «Perugino a Firenze – Qualità e fortuna di uno stile», la mostra che nel nome dell’artista umbro raccoglie 52 opere intorno all’Ultima Cena, il grande affresco che il Perugino realizzò per il Cenacolo del Fuligno, a Firenze, intorno al 1497. La grande sala era il refettorio del Convento delle terziarie francescane intitolato a Sant’Onofrio. L’Ultima Cena viene scoperto nel 1843 e l’attribuzione a Raffaello che ne fu fatta a caldo spinse il Granduca Leopoldo II a ricomprare gli ambienti che anni prima aveva venduto a dei privati. Da allora il Cenacolo è stato prima sede del Museo Archeologico, deposito della Collezione Ferroni, ricovero delle opere alluvionate e in fine deposito degli affreschi delle opere dell’adiacente Conservatorio. Oggi è un affascinante ambiente nel quale Firenze dedica una mostra che indaga gli intensi rapporti intercorsi fra la città e Piero Vannucci detto Perugino. Articolata in 6 sezioni la mostra, curata da Rosanna Caterina Proto Pisani, punta l’attenzione su quel particolare modo di lavorare del Perugino che lo porta ad aprire una bottega del Perugino ed una a Firenze influenzando così tanto la pittura contemporanea da creare uno stile condiviso e di grande qualità. «E’ forse per questo – dice la Proto Pisani – che il Vasari non lo aveva per niente in simpatia rifiutandosi di accettare che un non fiorentino avesse potuto creare uno stile italiano». Alle pareti della grande sala si snodano le opere del Vannucci (Cristo in Pietà, Crocifissione con la Vergine e San Girolamo) dei suoi allievi perugini (Sacra Famiglia con San Giovannino del Pintoricchio), di quelli fiorentini (Madonna col Bambino fra due sante forse di Roberto da Montevarchi), dei seguaci di ambiente fiorentino (Maestro della Madonna del Ponte Rosso). Una sezione è dedicata all’Ultima Cena, straordinari i disegni fatti dagli allievi copiando i cartoni preparatori o l’affresco, ed alla sua fortuna, l’incisione incompiuta dei Samuele Jesi. Prova per un museo si diceva, il progetto infatti è di fare del Fuligno un museo dell’attività e dell’influenza del Perugino a Firenze: «Ad un passo dalla Stazione – dice Prato Pisani – è in una posizione molto favorevole, non può continuare a restare ignoto alla gran parte dei Fiorentini».
Data recensione: 08/10/2005
Testata Giornalistica: L’Unità
Autore: Gianni Caverni