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Nel vasto panorama della letteratura contemporanea molti sono gli scrittori che di opera in opera ritornano a trattare in modo ossessivo gli stessi argomenti, motivi, personaggio, con innovativi schemi, tagli ed approcci

Nel vasto panorama della letteratura contemporanea molti sono gli scrittori che di opera in opera ritornano a trattare in modo ossessivo gli stessi argomenti, motivi, personaggio, con innovativi schemi, tagli ed approcci narratologici, con felice affinamento degli strumenti espressivi, con scopo di approfondire la loro percezione del mondo. Basterebbe pensare a Pavese, a Bonaviri, o a Rodolfo Doni. Nella sua vasta produzione narrativa, diaristiche, e saggistica, Doni ci presenta una ricchezza di idee e di temi che hanno a che fare con il mondo della storia contemporanea, dalla inefficienza della politica all’incapacità della Chiesa cattolica di rinnovarsi in una società sempre più cangiante e sempre più laica, dalla perdita dei valori evangelici alla disintegrazione della famiglia, dalle crisi del prete a quelle che attorniano le nuove generazioni. E vengono trattati anche con profonda sensibilità postmoderna. Come avverte il romanzo polifonico «Storia di Gesù» in cui il passato biblico-religioso per vie dell’ironizzazione e del contratto si intreccia con una realtà odierna alla deriva, con una presenza dell’apparenza, vuoto, narcisistico, materialistico, scristianizzato da parecchi punti di vista, e in cerca di nuove forme d’identità. In «Con te nella resurrezione» (pp. 231, Pagliai Editore; Firenze, 2008, s.p.) questa sensibilità traspare sia dallo stile che, nonostante il carattere schietto e scarno del linguaggio, sembra calcare le forme di pastiche, di ibridazione, di allusività, al punto di farsi metonimico, sia dalla struttura diegetica che magistralmente si evolve con tecniche frammentari tese a lasciare e riprende immagini, idee, e sovente per allacciarli ed elaborarli; che accoglie poesie dai toni di vere e proprie preghiere molti brani dello zibaldone doniano parte dell’epistolario o di altri tipi di scritti anche dei protagonisti della Seconda Guerra Mondiale, un vistoso citazionismo della Bibbia, di testi di biblisti, di teologi, di apostoli santi, di poeti e narratori, di giornalisti e critici letterari, del mondo della sociologia, della filosofia, della storia. Dei trentasei capitoli che compongono «Con te nella resurrezione», ci sono quelli che sono composti interamente o quasi con la citazione di un testo profondamente meditato dall’autore: talvolta egli lo commenta o lo elabora a modo suo, ma sempre con la penna di un narratore di razza. certi capitoli mostrano che Doni consciamente ed inconsciamente scivola in dilatate elucubrazioni che riguardano finanche la “resurrezione” di Cristo, in divagazioni e digressioni di vario genere, che si sforza di mantenere unite e magari allacciando con il richiamo o di immagini o di memorie o di idee topiche. E certi capitoli alternano anche perché l’uno può riprendere un tema o l’altro tema. «Con te nella resurrezione» non è un’opera facile da classificare. Sembra un romanzo ma (post) moderno molto ibrido, nel senso che si serve di vari generi, cronachistico, saggistico, diaristico, ecc.; che felicemente intreccia realtà e fantasia, intime memorie e vicende collettive, un matassa di livelli cronotopici, sopratutto della vita dell’autore e del recente passato della nostra storia; che s affida alle forme dialogiche della conversazione abili nel tradursi in inquietante monologo, in preghiera, in voglia di abbattere le barriere dell’incomunicabilità; che rivela Doni uno scrittore tra omodiegetico e eterodiegetico, sempre presente nella vicenda. Tanto che, come fanno tanti scrittori ligi alla poetica postmoderna, vi tesse un colorito (auto)ritratto degli aspetti somatici e caratteriali, e vi discute in modo narcisistico della sua vita di scrittore e di uomo, delle persone che lo hanno aiutato nella carriera artistica e bancaria, delle sue amicizie con illustri letterati (ad es. Geno Pampaloni), dei suoi rapporti ed incontri ed incontri con importanti intellettuali, critici e scrittori , e in modo particolare con Giovanni Papini, delle difficoltà di pubblicare le sue prime opere, delle recensioni ricevute da firme importanti (ad es. Vigorelli, Asor Rosa, Manacorda); e in questo contesto metaletterario viene a parlare sia di come sono scritti e di come dovrebbero essere stesi i fatti e gli eventi storici, suggerendo che l’oggettività e l’imparzialità del cronista-scrittore non esistono; sia del processo creativo, persino dello scrivere intenso come atto di conoscenza e liberazione da tutto e da tutti. “Ho cominciato a scrivere in anni di non libertà politica e sociale, scrivere per me era cercare liberazione anche per lo stato d’indigenza e di mortificazione: acquistare coscienza”, e come naufragare nel mistero, non dissimile da quello della fede; il rimorso di essersi dato troppo alla religione della scrittura:“Temo di aver amato per troppo tempo un dio diverso dal vero Dio. Il mio dio è stato lo scrivere, questa passione assoluta non meno di quella della droga o del gioco o un’ansia di assoluto e di eternità?”.
Data recensione: 14/12/2008
Testata Giornalistica: America Oggi
Autore: Franco Zangrilli