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Spesso il ’68, inteso come rivolta giovanile, è analizzato o in chiave diatopica, seguendo i diversi sviluppi che ha negli Stati Uniti, in Francia, in Italia e anche in Cecoslovacchia, oppure in maniera diacronica attraverso

Spesso il ’68, inteso come rivolta giovanile, è analizzato o in chiave diatopica, seguendo i diversi sviluppi che ha negli Stati Uniti, in Francia, in Italia e anche in Cecoslovacchia, oppure in maniera diacronica attraverso la categoria del “lungo ‘68” cioè gli sviluppi che la protesta giovanile ha avuto durante tutti gli anni settanta. Il libro di Danilo Breschi “Sognando la rivoluzione. La sinistra italiana e le origini del ‘68” ha il merito di mostrarci invece ciò che ha preceduto l’anno simbolo della contestazione giovanile, l’humus culturale dal quale è potuto nascere una così ampia, e duratura, rivolta generazionale. Il libro ha il pregio di esser ben scritto e di essere chiaro pur entrando nel profondo dell’analisi socio-culturale. Breschi sceglie di analizzare solo la sinistra e i fermenti che l’hanno caratterizzata escludendo dall’analisi le, non poche, inquietudini del mondo cattolico di quel periodo.L’anno da cui parte l’analisi del giovane ricercatore è il 1956, l’anno “indimenticabile” per la sinistra italiana. Nel 1956 ci fu il XX congresso del PCUS, quello in cui Kruscev denunciò le degenerazioni dello stalinismo suscitando un’enorme eco internazionale. Ma il 1956 fu anche l’anno in cui i carri armati sovietici invasero l’Ungheria. Nei due anni successivi a questi eventi il PCI perse ben 200.000 mila iscritti, un numero enorme a conferma dei primi sommovimenti che investirono la base. Altre date simbolo di questa “preparazione” al ’68 furono, secondo Breschi, il 1960 e il 1962. Il ritorno alla piazza antifascista avvenuto nel 1960 durante il governo Tambroni e i fatti di Piazza Statuto a Torino nel 1962 sono state due date simbolo che prepararono le grandi manifestazioni di piazza della la protesta sessantottina.Tra i personaggi che maggiormente influenzarono l’ambiente pre –rivoluzionario vengono raccontate le vicende dell’intellettuale socialista Raniero Panzieri e dei suoi “Quaderni Rossi”, quelle di Tronti, di Sofri e il “Potere operaio” a Pisa e, infine, di Toni Negri. Interessante è la parte dedicata a come il Partito Comunista Italiano reagì al montare della contestazione. Dalla mozione approvata dal Comitato centrale a fine marzo 1968, un mese prima del celebre “maggio francese”, l’autore sottolinea: “1) la perfetta identità di linguaggio e vedute con la rivolta studentesca che il Partito Comunista vuole ostentare. 2) La strumentalizzazione della protesta di massa per attaccare il centro – sinistra e avvantaggiarsi così nella battaglia elettorale”. Breschi fa proprie, nella parte finale del libro, le parole di Romano Luperini che descrive l’atteggiamento del PCI come una “radicalizzazione controllata delle lotte”, la presa di posizione del Partito Comunista ci fa capire perché quello italiano fu un “lungo ‘68”.
Data recensione: 24/07/2008
Testata Giornalistica: RivistaSms
Autore: Gianni Sestucci