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Se l’arte del Novecento ha spesso mortificato l’uso della cornice fin quasi all’odio e al rifiuto minimalista, così non è avvenuto certo per altri secoli. Col presente volume Marilena Mosco ci introduce allo studio di

Se l’arte del Novecento ha spesso mortificato l’uso della cornice fin quasi all’odio e al rifiuto minimalista, così non è avvenuto certo per altri secoli. Col presente volume Marilena Mosco ci introduce allo studio di straordinari tesori: 63 cornici provenienti dalla Galleria Palatina, Uffizi, Museo degli Argenti, Villa di Poggio a Caiano: due secoli di commissioni medicee tra il granducato di Cosimo I e quello di Cosimo III. Un libro, come sottolinea Antonio Paolucci, nella sua presentazione, “che Federico Zeri avrebbe voluto vedere; lui che non perdeva occasione per lodare le cornici di Pitti e si meravigliava, non senza accenti polemici e di sdegno, che nessuno se ne occupasse fra gli storici dell’arte”. L’auspicio è adesso esaudito grazie ad una pubblicazione impeccabile sia per i testi che per la qualità delle riproduzioni. Partendo da una citazione tratta dalle Considerazioni sulla pittura (1620- 1621) di Antonio Mancini, l’autrice ci introduce alla comprensione della sua ricerca infatti si legge: “quanto alle cornici non è da dubitare che convengano prima per essere una difesa alle pitture dai nocumenti esterni, dopo perché danno maestà alle pitture, che fanno vedere quasi per una finestra”. Oggetto necessario e vero e proprio complemento del dipinto che isolato dal contesto viene esaltato e compiuto. Alla cornice architettonica, tipica del periodo manierista, subentra la cornice barocca ricca di riferimenti, volute, simboli, cartocci decorati con frutta, fiori, motivi zoomorfi tratti dai lavori di artisti come Callot, Pietro Tacca, Giambologna, Stefano della Bella. In molti lavori troviamo richiami all’opera contenuta o allusioni ai personaggi: penso al Ritratto di un provveditore della fortezza della Suda di Tintoretto racchiuso in una cornice con decori di carattere bellico come frecce, armature, scudi; oppure al famoso Amore dormiente di Caravaggio racchiuso da intagli fantastici e accompagnato sui quattro lati dall’arco e dalle frecce propri appunto di Cupido. Un repertorio veramente ricco e affascinante che, tra i non pochi meriti, ha quello di portare alla luce i nomi obliati di eccellenti artigiani.
Data recensione: 01/11/2007
Testata Giornalistica: Il Fuoco
Autore: Lorenzo Nannelli