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Non poteva essere che Fattori – nell’anno del centenario della nascita – a chiudere la seconda serie della collana dedicata ai Maestri della luce in Toscana. Il volume Giovanni Fattori. Il vero tra forma, linguaggio e sentimento sarà in edicola

Non poteva essere che Fattori – nell’anno del centenario della nascita – a chiudere la seconda serie della collana dedicata ai Maestri della luce in Toscana. Il volume Giovanni Fattori. Il vero tra forma, linguaggio e sentimento sarà in edicola domani con Il Tirreno (a soli 9 euro in più). Autore della monografia è Stefano Fugazza, direttore della Galleria d’Arte moderna Ricci Oddi di Piacenza.

Non è facile dire qualcosa di nuovo su Fattori, ma il volume riesce ad illuminare alcuni aspetti dell’opera di questo gigante della pittura che ne fanno un profeta del Novecento.Fattori – dice l’autore della monografia – è il caso di uno straordinario e precoce talento disegnativo che già negli anni dell’infanzia, lui autodidatta e ultimo nato di una famiglia senza velleità culturali,  si manifesta con evidenza portando i genitori a concedergli gli studi d’arte, dapprima sotto Giuseppe Baldini e poi soprattutto, a Firenze,  sotto Giuseppe Bezzuoli.Dopo gli inizi in cui si dedica a prove di ambientazione storica, si accende in lui il sentimento patriottico con il passaggio a Livorno dei soldati al seguito di Girolamo Napoleone. E tra il 1860 e il 1862 realizza Il campo italiano durante la battaglia di Magenta poi esposto alla promotrice Fiorentina, dove protagonista è il carro-ambulanza, ciò che resta della battaglia una volta assopiti gli eroismi. In tutte le opere la parte dello studio è importantissima, come accade per le anatomie equine studiate nelle più diverse pose. La qualità del disegno viene impiegata – dice Fugazza- anche a favore della rappresentazione dei contadini, dei butteri stremati dalla fatica, uomini sottomessi alle necessità del lavoro come i soldati alla guerra.Le prime prove di rilievo di Fattori come ritrattista riguardavano quella attività ritrattistica che viene chiamata «degli affetti». Col periodo della Scuola di Castiglioncello questa cerchia degli affetti si allarga a quelli amicali come in Diego Martelli a Castiglioncello (1867), dove il critico è rappresentato in un momento di riposo all’aperto, steso sulla chaise-longue. Infine un altro tra i filoni principali della produzione di Fattori: i dipinti con scorci di mare, spiagge, scogli, qualche imbarcazione. Ed è a questo comparto che appartiene l’opera forse più vista e commentata dell’artista La Rotonda di Palmieri (1886) che insieme a Il canto di uno stornello (1868) di Silvestro Lega segna davvero uno snodo importante nella pittura toscana dell’Ottocento.
Data recensione: 02/07/2008
Testata Giornalistica: Il Tirreno
Autore: ––