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«La letteratura ha nella società la funzione insostituibile di essere strumento di cultura interiore, e proprio per aver rinunziato a questa funzione essa rischia di scomparire. Se vuole sopravvivere deve ritrovare la propria

«La letteratura ha nella società la funzione insostituibile di essere strumento di cultura interiore, e proprio per aver rinunziato a questa funzione essa rischia di scomparire. Se vuole sopravvivere deve ritrovare la propria missione profetica». È con queste parole del cardinale Jean Daniélou che il gesuita de «La Civiltà Cattolica» padre Ferdinando Castelli, uno dei relatori al convegno svoltosi nel corso dell’intera giornata di lunedì 25 febbraio presso l’Istituto Lorenzo de’ Medici a Firenze, ritiene si possa e si debba descrivere l’impegno che da sempre caratterizza la narrativa di Rodolfo Doni: «la narrativa di Doni – scrive Castelli nel suo intervento-saggio, già edito, insieme a quello di tutti gli altri relatori, in un elegante volume uscito per i tipi di Mauro Pagliai Editore – si radica nella storia, riflette sulle problematiche e i dilemmi dell’attualità, ma non si esaurisce in essi: li analizza e li risolve inquadrandoli in prospettive trascendenti e di vero umanesimo. Dunque, storia e spiritualità: i due elementi sui quali egli struttura la sua opera» (pp. 168-9).Ideato e curato dal professor Franco Zangrilli, docente presso la City University of New York, con la collaborazione dei membri dell’Istituto «Lorenzo de’ Medici» e del suo presidente, il professor Fabrizio Guarducci, il convegno è stato un riconoscimento davvero opportuno per un itinerario umano e letterario che si distingue, appunto, per la sua coerenza e per una fedeltà alla ricerca spirituale sempre più rara e controcorrente. Ed è stato particolarmente significativo che Doni stesso abbia potuto seguire il convegno e dare la propria e personale e commossa testimonianza. Un convegno che è stato soprattutto l’occasione per prendere atto nel modo più compiuto della grande consistenza artistica e morale dell’avventura letteraria di Doni, testimonianza lucida e sempre coraggiosa di vari decenni della nostra storia, con le sue contraddizioni, i suoi interrogativi, i suoi slanci ideali.Autore di più di quaranta libri, comparsi presso i più grandi editori del nostro paese, oggi tradotti in varie lingue e spesso ristampati, Rodolfo Doni (1919) ha sempre trovato l’ispirazione dei suoi romanzi nel tessuto umile e concreto della vita: la fatica di raggiungere una vera maturità interiore, la cronaca della crisi spirituale di intere generazioni, l’idealità dell’impegno politico a servizio del bene comune di fronte alla corruzione e all’ipocrisia di non pochi detentori del potere, ieri come oggi. Una figura asimmetrica l’ha definita il professor Pasquale Maffeo nel suo intervento: «narratore, agiografo, saggista, episodicamente drammaturgo e poeta, nella complessità e fecondità della vena si sottrae a una definizione, a una casella storiografica del secondo Novecento. Ciò anche per un’autonomia di temi e modi della scrittura che tiene l’opera lontana da odori sapori e indirizzi di scuderia. Nella rissosa patria italiana, il suo cammino è andato in salita, solitario, tra intoppi e mugugnose differenze» (p. 35). Per dirla più chiaramente, non è davvero una scelta vincente quella di voler rimanere a tutti i costi scrittore dichiaratamente cristiano, scelta che in Italia si continua fino a oggi a «pagare». Tra gli interventi da segnalare, quelli di Cesare Cavalleri, direttore della rivista «Studi cattolici» e del curatore del convegno Franco Zangrilli, di don Vincenzo Arnone, dello scrittore e giornalista Giuseppe Neri, dei professori Roberto Salsano, Andrea Guiati, Tommasina Gabriele, Carmelo Mezzasalma. Soprattutto – e val davvero la pena tornare a sottolinearlo – è da apprezzare vivamente lo sforzo di aver realizzato la pubblicazione degli atti del convegno «in tempo reale», di modo che il dibattito e l’approfondimento critico sull’opera di Doni possano arricchirsi fin da ora di un contributo assai ampio e scientificamente fondato: il volume, che porta lo stesso titolo del convegno, Spiritualità e storia nell’opera di Rodolfo Doni, è curato dallo stesso Zangrilli e raccoglie diciannove saggi che coprono gran parte dell’attività di scrittore di Doni, restituendone, appunto, lo spessore e il valore. Un percorso, quello di Doni, che non ha mai temuto di confrontarsi apertamente con le sfide della contemporaneità, fino ad oggi. Come ha acutamente affermato Carmelo Mezzasalma nel suo saggio dedicato all’agiografia letteraria di Doni, infatti, lo scrittore pistoiese e fiorentino d’adozione da sempre si è avventurato in quel territorio di confine che è l’anima umana con una passione tutt’altro che occasionale o pretestuosa: «eppure, ad analizzare bene le sue ultime fatiche di scrittore, egli sembra essere più attento allo spirito della parola unita all’attenzione per la vita e l’esito della vita stessa in un contesto secolarizzato, disincantato e nichilista» (p. 141). Ecco allora, conclude Mezzasalma, queste «storie di anime» che sono le ultime fatiche di Doni, «che egli vuole comunicarci affinché noi comprendiamo che, nei sussulti della storia, anche noi non possiamo perdere la nostra anima nel groviglio di parole che accadono e si scontrano, mentre la parola riflessiva e interiorizzata è il solo miracolo che allude al miracolo vero della vita redenta in Cristo e per Cristo» (p. 151). Come a dire, per riprendere la provocazione iniziale di Daniélou, che la letteratura, quando è dettata da un autentico interrogarsi interiore, sa sempre trovare la via più efficace per essere , anche in mezzo ai contesti più ostili, strumento di viva umanizzazione.
Data recensione: 02/03/2008
Testata Giornalistica: Toscana Oggi
Autore: Alessandro Andreini