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In tempi in cui si gioca sul significato polivalente dell’aggettivo “laico”, sarà bene specificare che Rodolfo Doni (1919) è un grande scrittore laico di convinzioni cattoliche, dunque un intellettuale che attraverso lo strumento

In tempi in cui si gioca sul significato polivalente dell’aggettivo “laico”, sarà bene specificare che Rodolfo Doni (1919) è un grande scrittore laico di convinzioni cattoliche, dunque un intellettuale che attraverso lo strumento principale della narrativa, affiancato dalla pittura e da una saggistica di qualità (come gli studi su Agostino d’Ippona), ha accompagnato e accompagna fin dal secondo dopoguerra la letteratura italiana, di cui è un protagonista riconosciuto. Doni è un nemico dell’indifferenza. È un po’ il cruccio che sottende i suoi interventi negli ultimi anni. “Sì - dice - l’indifferenza sembra avere abbracciato anche i credenti, perché mancano la sofferenza e un fare alto. Quando La Pira parlava e poi agiva si leggeva in lui la sofferenza di non sapere fare di più. Era questo che voleva soprattutto dai cristiani. Non si può pretendere, infatti, che uno sappia più di quello che sa, ma che ce la metta tutta sì”. Ma la stagione di La Pira è lontana. Ora, “i fiorentini non fanno e non lasciano fare, anche se sono bravi nel saper cogliere i punti deboli del comportamento. I cattolici fiorentini ormai da qualche decennio non riescono a essere presenti diffusamente nel mondo culturale e in quello politico e non è un problema di candidature”.Firenze è il cuore della geografia letteraria di Doni, per l’appunto pistoiese di nascita e fiorentino d’adozione. Lo scrittore ha pubblicato oltre venti libri di narrativa, saggistica e diari. Tra i suoi titoli più noti ‘Sezione Santo Spirito’ (1957), ‘Muro d’ombra’ (1973), ‘Servo inutile’ (1982), Medjugorie (1993), ‘La vita aperta’ (1996) e ‘Dialogo sull’al di là’’ (1997). Doni torna e ritorna sulle sue opere. Sono frutto di questa dinamica dialogica, la rielaborazione di ‘Servo Inutile’ e ‘Conversione’, due romanzi (con il secondo Doni vinse il premio Campiello) che danno voce a ‘Le ragioni dell’Occidente’, la collana di punta di ‘Mauro Pagliai Editore’, curata da Luca Nannipieri, decisamente “contro moda” e per una diffusione ragionata della cultura cristiana. A Doni sono dedicati due importanti convegni, il primo dei quali si terrà a Firenze lunedì 25 febbraio, a partire dalle 9.30, presso l’Istituto Lorenzo de’ Medici di via Faenza. Al convegno, curato da Franco Zangrilli della City University of New York, assieme al Dipartimento di storia delle Arti e dello Spettacolo dell’Università di Firenze e del Marist College di New York, sarà lanciato il volume di saggi ‘Spiritualità e storia nell’opera di Rodolfo Doni’. Due giorni dopo, sarà Roma ad onorare Doni alle 17, presso la Sala Conferenze della Comunità di Sant’Egidio (piazza Sant’Egidio 3/a), con gli interventi dal Prof. Andrea Riccardi, Presidente della Comunità di Sant’Egidio e ordinario di Storia Contemporanea, del Card. Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano, e del Prof. Franco Zangrilli. Sono due occasioni di riscoperta di Doni, che ha opposto all’inerzia del vivere quieto la fatica della storia, cioè “la forza di volontà che ognuno singolarmente e una società collettivamente porta in avanti, lottando contro il male. Il bene vince, alla fine, ma c’è una continua tensione. Il bene conduce a un’unificazione in linea alta, al contrario di quella verso il basso a cui conducono spesso i mezzi di comunicazione”. È nella storia, “nella fatica del suo farsi verso l’alto e verso l’Altro, che ciascuno, in forme diverse, può cogliere il messaggio di un Infinito maiuscolo e personale”.Per Guitton Dio è la “luce segreta, una sorta di mormorio delle cose che viene da altro”.“O si crede in questo essere che ci trascende e che ha creato tutto o almeno il nocciolo di partenza del tutto o c’è l’assurdità di ciò che si crea e che si distrugge. A volte crediamo di essere noi a creare il sentimento della perfezione, ma è la Perfezione a creare noi”.Una volta non credere era una bandiera dell’anticonformismo. Oggi essere anticonformisti è credere in Dio?“Forse una volta gli anticonformisti, o quelli che si credevano tali, erano in realtà gli indifferenti, perché non è facile proclamarsi atei consapevolmente. Sartre diceva ‘l’ateismo è una lunga conquista: credo di esserci riuscito’.È una frase che fa venire i brividi: è il sentimento di vincere qualsiasi proiezione verso l’altro”.
Data recensione: 25/02/2008
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Michele Brancale