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L’A., giovane giornalista ha un concetto particolare del modo di fare la sua professione. Rifiuta la convinzione che, per un giornalista «il valore più grande da osservare sia l’obiettività: il fatto, la cronaca, il nudo evento

L’A., giovane giornalista ha un concetto particolare del modo di fare la sua professione. Rifiuta la convinzione che, per un giornalista «il valore più grande da osservare sia l’obiettività: il fatto, la cronaca, il nudo evento visto e raccontato». Non rifiuta la cronaca ma punta soprattutto sull’analisi dei sentimenti, sui pensieri che stanno in fondo all’anima, sulle sensazioni che si provano davanti a un evento. E’ quanto intende fare una serie di lettere indirizzate alla donna che ama. In esse riferisce quanto ha visto, sentito, capito durante un viaggio che ha avuto come meta le città e i luoghi teatro di genocidi, devastazioni, orrori negli ultimi tempi del secolo scorso: Mostar, Sarajevo, Srebrenica, Goražde e altre località della Bosnia. La descrizione di quello che qui è avvenuto è allucinante. Si ha l’impressione di trovarsi in un mondo nominato dall’odio, dalla distruzione sistematica delle cose e delle persone, dalla perdita di ogni sentimento umano. In concordanza con queste descrizioni ce ne sono altre che presentano la gioia, la forza, la bellezza dell’amore. Tutto il volume si può definire un inno all’amore concepito come fusione di vite, realizzazione delle nostre più profonde esigenze, impegno di fedeltà, lotta perché esso duri e cresca. Di questo amore l’A. È un assertore deciso e appassionato. Non gli importa di essere tacciato di moralismo o di tradizionalismo. Anzi lo vuole essere, dando a queste due parole il loro vero significato. E’ normale che inneggiando all’amore, s’incorra in ripetizioni e in talune ridondanze di toni. Chiamami ancora amore è un libro da leggere e meditare, soprattutto dai giovani.
Data recensione: 01/09/2008
Testata Giornalistica: La Civiltà Cattolica
Autore: Ferdinando Castelli