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Che alla letteratura d’oggi sia ignoto il mandato etico-religioso, e resti confuso quello estetico-intellettuale, è un fatto. Questo recente romanzo di Doni va allora accolto per più di un motivo: perché è una boccata d’aria per i

Che alla letteratura d’oggi sia ignoto il mandato etico-religioso, e resti confuso quello estetico-intellettuale, è un fatto. Questo recente romanzo di Doni va allora accolto per più di un motivo: perché è una boccata d’aria per i polmoni dello spirito, che finalmente si invera nell’autenticità di una storia (e non in un semplice realismo); per la sua solida attrezzatura concettuale ed emotiva oltre che espressiva; per l’intento comune che lega circostanza e testo, ma ancor prima linguaggio e verità. Ricavata da due precedenti libri riveduti e riscritti, onorata dalla compresenza di due saggisti d’eccezione (Luca Nannipieri e padre Ferdinando Castelli), questa di oggi è la storia di Marco, un’industriale, e della sua famiglia “allargata” (Clara è la moglie, Mario e Maria i due figli, Giulia l’“altra” e Maurizio il frutto extraconiugale). Il protagonista esordisce rompendosi un piede su un campo di sci e poiché il fatto è l’inizio di un viaggio purgatoriale tra passato, presente e futuro della sua vita, molto bene fa Rodolfo Doni a dettagliarci il personaggio privato più o meno segreto e responsabilità dirigenziali di una fabbrica al centro di sociali tensioni. Sono pagine e pagine di insistiti ed aspri tormenti reali e morali, tra accomodamenti, preoccupazioni, promesse e compromessi, conti e bilanci col tempo andato e propositi con quello a venire. Tra i temi del romanzo si alternano dunque la crisi individuale e familiare, i tanti errori commessi (un po’ con tutti ma più che altro con la legale consorte) e i relativi mea culpa, il momento della verità tra fratelli e fratellastro (con conseguenti personalissime reazioni) e i problemi dell’impresa che conduce con un socio non certo incline ad affidarla agli operai (come rivoluzionariamente, ma cristianamente, vorrebbe fare Marco). A lettere, ma non molto, un viaggio a Lourdes (là dove prima che il miracolo promuova la fede, la fede provoca il miracolo) e una partecipazione alla politica del momento (lungo giorni di crisi istituzionale di una impressionante attualità). E sopra la ramificata tematica del racconto, la “conversione”, da cui il titolo del libro. Dentro la simultanea convivenza di bene e di male e il loro incastro storico e morale nella vita dei personaggi, reso con inedito equilibrio tra religiosità e sociologia, chi legge affronta le fondamentali tesi dell’esistere: l’impegno mai relativo, sia di fronte agli eventi concreti, sia ancor di più alle scelte della coscienza, certi della spirituale compatibilità tra idea di Dio ed esperienza del dolore, sapendo che Lui non è la clausola di un teorema, ma il principio senza fine di interrogazioni e di inquietudini. Con quella fede che non risparmia le lacrime, ma le asciuga.
Data recensione: 23/02/2008
Testata Giornalistica: Avvenire
Autore: Claudio Toscani