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«Muro d’ombra» del 1974 e «Giorno Segreto» del 1976 di Rodolfo Doni sono due romanzi complementari, dei quali il secondo è stato scritto come continuazione e approfondimento del precedente. Grazie a una riscrittura

«Muro d’ombra» del 1974 e «Giorno Segreto» del 1976 di Rodolfo Doni sono due romanzi complementari, dei quali il secondo è stato scritto come continuazione e approfondimento del precedente. Grazie a una riscrittura raffinata ora si ripresentano come un unico romanzo intitolato «Conversione». La “fabula” è narrata in terza persona, contro il colorito sfondo ambientale degli anni Settanta quando la società italiana era pervasa da una moltitudine di crisi. Essa si sviluppa per lo più in maniera lineare, anche se la cronologia dei fatti è interrotta da un abbondante uso del flashback. La narrativa, infatti, si avvale delle tecniche diaristiche e memoriali per mettere in risalto dimensioni temporali diverse e antitetiche, giustapporre il passato e il presente. E tuttavia sembra preferire il dialogo alla descrizione. Ma a predominare è il tono del monologo, instaurato dall’impiego ora della punteggiatura ora del discorso indiretto libero; il monologo è espressione del carattere riflessivo ed intellettuale dei personaggi, e una forma di confessione delle loro crisi.
«Conversione» tratta essenzialmente le crisi, personali ed intime, del protagonista Marco De Lillo, un industriale che mentre sta a sciare con la famiglia cade e si ferisce seriamente a una caviglia. La lunga immobilità dà l’occasione per un ripensamento della sua vita, e ciò provoca una crisi religiosa tanto severa quanto radicalmente feconda. Marco è un personaggio che di fronte al dolore, fisico e spirituale, vuole interrogarsi e darsene spiegazioni, cercando anche di capire le vie del mistero che conducono al riavvicinamento a Dio. L’esistenza di Marco è stata sempre vissuta in una condizione di crisi, l’una si annoda all’altra come una sterminata catena, tutte aggravate da sensi di colpa e rimorsi, da logoranti dubbi e pensieri, e dallo svolgere una doppia vita: quella dedita al lavoro in fabbrica e quella dedita all’ideale della scrittura; quella dedita alla famiglia legittima e quella dedita alla famiglia illegittima. La crisi della fede si acuisce quando egli guarda e scandaglia le sofferenze, le ingiustizie, e il male del mondo. Una crisi che mentre si rispecchia in quella di personaggi non credenti, trova momenti di sollievo in figure di religiosi. Ma queste azioni producono la crisi anche nei figli legittimi, soprattutto a Maria. Anche quando Marco entra in difficoltà con Maria, Doni si rivela uno scrittore autobiografico che ama attingere a situazioni personali e della propria famiglia, ma anche molto sensibile e profondo conoscitore dei problemi intergenerazionali, che di generazione in generazione dividono genitori e figli, figli quasi sempre rinchiusi in un ermetico silenzio che allegorizza un’inquietante ostilità, ribellione, e auto-distruzione (come si vedrà anche nel romanzo «Legame profondo» in cui Doni, capovolgendo i canoni del complesso edipico, trasforma l’amore materno in fonte di soffocamento e morte). La vita di Marco è crocifissa anche dalle crisi d’identità delle sue donne (“Clara e Giulia stavano diventandogli ormai, in ogni senso, sempre più una catena”), figure di madri sofferenti: l’immagine di Clara si focalizza come quella della donna cattolica che si sacrifica in una vita appartata, monacale, per non rompere l’unità della famiglia; l’immagine di Giulia si configura come quella di una donna che tende ad emanciparsi dal comportamento convenzionale della sua fede, vivendo la condizione della donna aperta e moderna, disponibile anche all’aborto. Con «Conversione» Doni, trattando una miriade di crisi che toccano la nostra esistenza e coscienza, si rivela di nuovo il maggiore scrittore contemporaneo d’ispirazione cattolica.
Data recensione: 16/03/2008
Testata Giornalistica: America Oggi
Autore: Franco Zangrilli