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Conversazioni a Firenze

Frustrazioni, speranze, “astratti furori”, equivoci, drammi in cui si costruirono le biografie di cinque intellettuali sospesi tra obbedienza e rifiuto del potere

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Realizzate da Arnaldo Nesti e Pietro De Marco tra la fine degli anni ’80 e la prima metà degli anni ’90 del secolo scorso, queste interviste a Mario Luzi, Giorgio Spini, Eugenio Garin, Franco Fortini e Ferruccio Masini affrontano il problema dei rapporti tra intellettuali e potere.
Dalla Firenze dei “favolosamente ricchi anni ’30” a quella attraversata dalle inquietudini del ’68, prende vita sotto i nostri occhi di disincantati abitanti del venunesimo secolo la ragnatela di frustrazioni, speranze, “astratti furori”, equivoci, drammi in cui si costruirono quelle biografie, sempre sospese tra obbedienza e rifiuto a un Ordine costituito.
Che significò essere “figlio del ghetto” evangelico – come Giorgio Spini – negli anni del consenso al regime fascista? Oppure, essere cattolici “diversi” – come Mario Luzi – di fronte al clerico-fascismo dei Patti Lateranensi del ’29? E ancora: porre il problema della salvezza individuale – come Fortini e Masini – di fronte ai sogni di redenzione collettiva proposta dal materialismo storico? Nelle risposte a queste domande la faticosa fuoriuscita dalla pratica della “dissimulazione onesta” che a partire dal Seicento aveva caratterizzato l’atteggiamento della cultura italiana verso l’Autorità.

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Realizzate da Arnaldo Nesti e Pietro De Marco tra la fine degli anni ’80 e la prima metà degli anni ’90 del secolo scorso, queste interviste a Mario Luzi, Giorgio Spini, Eugenio Garin, Franco Fortini e Ferruccio Masini affrontano il problema dei rapporti tra intellettuali e potere.
Dalla Firenze dei “favolosamente ricchi anni ’30” a quella attraversata dalle inquietudini del ’68, prende vita sotto i nostri occhi di disincantati abitanti del venunesimo secolo la ragnatela di frustrazioni, speranze, “astratti furori”, equivoci, drammi in cui si costruirono quelle biografie, sempre sospese tra obbedienza e rifiuto a un Ordine costituito.
Che significò essere “figlio del ghetto” evangelico – come Giorgio Spini – negli anni del consenso al regime fascista? Oppure, essere cattolici “diversi” – come Mario Luzi – di fronte al clerico-fascismo dei Patti Lateranensi del ’29? E ancora: porre il problema della salvezza individuale – come Fortini e Masini – di fronte ai sogni di redenzione collettiva proposta dal materialismo storico? Nelle risposte a queste domande la faticosa fuoriuscita dalla pratica della “dissimulazione onesta” che a partire dal Seicento aveva caratterizzato l’atteggiamento della cultura italiana verso l’Autorità.

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Mauro Pagliai, 2008

A cura di:

Pagine: 144

Caratteristiche: br.

paperback

Formato: 12,2x20

ISBN: 978-88-564-0033-5

Collana:
Le ragioni dell’Occidente, 3

Settori:

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