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Dal 14 luglio al 2 settembre 2007

Bertini dipinge Pascoli

Poesia, luce e colore nella Valle del Serchio

Barga, Museo Stanze della Memoria


Castelvecchio Pascoli, Foresteria Casa Pascoli


Marcello Bertini – artista molto legato all’Istituzione che rappresento: ben due opere fanno parte della raccolta di arte contemporanea del Consiglio Regionale della Toscana – è autore di dipinti che traggono oggetto, soggetto, ma soprattutto atmosfere palpitanti di sentimento, da luoghi carichi di storia. In questa felice occasione Bertini mette la sua esperienza artistica, ma soprattutto il suo cuore, al servizio delle suggestioni che il verso pascoliano, e Barga e Castelvecchio, suscitano nel suo animo scatenandogli il sacro fuoco della creazione. L’artista dimostra, in questo ciclo pittorico dedicato a Giovanni Pascoli, di preferire il poeta che lascia nel passato le “grida sovversive” e le “itale glorie” per dedicarsi alla cura dell’orticello di Castelvecchio. Una “medietas” oraziana quella che Bertini mostra di apprezzare in Pascoli, un’“aurea mediocritas” indirizzata a beneficio di una lirica rappresentazione del paesaggio della Valle del Serchio: in punta di pennello, con tocchi di colore strappati alla fantasia più prolifica. A Bertini, allora, un grazie di cuore per le intense suggestioni che sa regalarci e per il suo amore per la natura, così condiviso con Giovanni Pascoli insieme a molti artisti dell’epoca del poeta, tra i quali piace ricordare Giovanni Segantini.

On. Riccardo Nencini
Presidente del Consiglio Regionale della Toscana


Quando un pittore di grande levatura e raffinata sensibilità come Marcello Bertini si accosta agli scenari che portano il segno di un sommo poeta come Giovanni Pascoli, si verifica un corto circuito lirico di notevole complessità. Se infatti l’amenità paesistica dei luoghi, la storicizzata pienezza dei volumi architettonici, i ritmi pacati della vita a contatto con la natura sono – pur con i cambiamenti del tempo – generati da quelli da cui il Pascoli trasse così profonda e sorgiva ispirazione, per Marcello Bertini si tratta di far proprie e reinventare in termini pittorici atmosfere e vedute già recanti l’impronta della creazione poetica, luoghi i cui nomi da cent’anni e più risuonano, carichi di potere evocativo, nei versi pascoliani. Quei versi resero familiari a generazioni di studenti – anche se forse questo accade sempre meno – la toponomastica della Valle del Serchio, con i suoi percorsi fluviali e la sua vegetazione impregnata d’umido, i suoi borghi petrosi ed arroccati, che le liriche del Pascoli traevano dalla feriale realtà di un vissuto individuale per proiettarli nella dimensione collettiva della poesia. Bertini a questo incontro, l’incontro con l’ambiente modellato dallo sguardo del poeta, si presenta con la forza vitale della sua pittura e prima ancora del suo disegno. È il disegno infatti che anzitutto capta e propone la ritmica dei partiti geometrici sottogiacenti nelle cose: gli spigoli delle coste rupestri puntate verso il cielo, le linee spezzate delle chiome di alberi maestosi, l’incrocio spontaneo – e quanto elegante – delle falde dei tetti accostate a testuggine, il mosaico spoglio delle facciate ristrette l’una all’altra, come a voler proteggere dalla curiosità o dal pericolo la vita dei paesi e dei loro abitanti. Nei quadri poi il colore si addensa a costruire muraglie o si scioglie nel riflesso in uno specchio d’acqua, si slancia negli scuri pennacchi dei cipressi e si aggroviglia nei rami degli ulivi, adombra atmosfere silenti o fruscianti, in cui si può ancora distinguere l’eco di ciò che fu caro al poeta: il mormorio d’un rivo, il canto d’una ranocchia, l’ora di Barga… Le suggestioni visive dei quadri di Bertini ci faranno tornare a letture che magari avevamo accantonato, presi da interessi diversi, per scoprire che in quei versi del Pascoli in Toscana affondano le nostre radici culturali, così vive da alimentare tutt’oggi una fioritura come quella che Bertini ci regala.

cristina acidini
Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino


 

 

Biografie di Marcello Bertini e Giovanni Pascoli

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