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“Cabianca e la civiltà dei Macchiaioli” è la mostra che inaugura le sale di Villa Bardini, ora splendente e restaurata, al centro del parco omonimo. Si tratta di una carrellata sul movimento più rilevante della pittura italiana

Cabianca in mostra a Firenze insieme a Lega, Fattori e gli altri FIRENZE. “Cabianca e la civiltà dei Macchiaioli” è la mostra che inaugura le sale di Villa Bardini, ora splendente e restaurata, al centro del parco omonimo. Si tratta di una carrellata sul movimento più rilevante della pittura italiana dell’Ottocento: oltre cento dipinti a olio, 25 dei quali sono opere di Signorini, Lega, Fattori, Banti, Boldini e altri dei migliori della seconda metà del XIX secolo. In testa c’è Cabianca, artista che condivise con gli altri le scoperte e le sperimentazioni della “macchia”, ma al quale una mostra monografica non era più stata dedicata dal lontano 1927. La mostra, arrichita di alcuni inediti prestati da privati, è passata da Orvieto: sponsor la Fondazione Cassa di risparmio di Orvieto e ora l’Ente Cassa di Firenze. Ne è curatrice Francesca Dini.  Cabianca, nato a Verona nel 1827, debuttava come pittore alla maniera “lombarda” e nel dipinto istoria, come facevano i fratelli Induno, il Banti e l’Abbati, qui presenti, con il gusto del Medioevo di maniera o delle tele patriottiche. Ma nei primi anni ’50 Cabianca arriva a Firenze, esule e ricercato dalla polizia asburgica, e qui incontra Telemaco Signorini e Odoardo Borrani, che lo introducono nel gruppo dei pittori di via Piagentina e del Caffè Michelangelo. Esplodono nelle nuove tele le campagne toscane, con la sperimentazione di luci ed ombre, colori e sfumati. Cabianca dipinge le celebri “Monachine”, la cui veste nella gran luce del mare è appena smossa dal vento: era questo un tema caro ai Macchiaioli, per esempio a Fattori. Dipinge adesso i contadini, le donne, i bimbi, le marine assolate.  Un quadro famoso è “Marmi a Carrara Marina” e non si vedeva da decenni, arriva da una collezione privata. Perchè intanto Cabianca e i suoi amici si sono spostati a Casiglioncello e in Versilia, protetti e ospitati da Diego Martelli, il mercante che li scoprì. Il pittore crea “Lungomare”, “Spiaggia a Viareggio”, “Un bagno tra gli scogli”. Nasce un capolavoro straordinario: “Ritorno dai campi” del 1862: il gioco delle luci serali è abbacinante, la visione è quella di un idillio agreste, soprattutto un sogno di campagna. Nel 1870 l’artista si trasferisce a Roma: irrompe nei dipinti la campagna romana, tutto è en-plein-air, con una vena di malinconia. Altro capolavoro è “Nevi romane”, ombroso e sfumato. Cabianca muore a Roma nel 1902. Il ricco catalogo è edito da Polistampa. Da oggi al 14 ottobre, a Villa Bardini, Costa San Giorgio 4, luglio e agosto ore 8,15-19,30, settembre e ottobre 8,15-18,30. Chiuso il primo e l’ultimo lunedì del mese. Ingresso gratuito, biglietto per la visita al parco. In luglio e agosto ogni giorno, ore 16-20, un bus navetta fa la spola da Piazza Poggi a Villa Bardini e ritorno. Info 055-2654321.
Data recensione: 12/07/2007
Testata Giornalistica: Il Tirreno
Autore: Milly Mostardini