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Guy de Maupassant si convinse di dover visitare la Sicilia per aver visto due fotografie, che rappresentavano il cimitero dei cappuccini di Palermo e la Venere del museo di Siracusa. È

Guy de Maupassant si convinse di dover visitare la Sicilia per aver visto due fotografie, che rappresentavano il cimitero dei cappuccini di Palermo e la Venere del museo di Siracusa. È solo un esempio di quale influenza abbia avuto il commercio fotografico nella seconda metà dell’Ottocento. Il Grand Tour settecentesco, quello che durava almeno un anno ed era corredato dai dipinti raffiguranti ritratti e rovine, si trasformava gradualemente in turismo borghese di qualche settimana, incentivato dal vedutismo fotografico. L’esponente più rappresentativo di questa nuova attività illustrativa, a metà fra l’arte e il mercato, fu Giorgio Sommer (1834-1914), arrivato in Italia poco più che ventenne, stregato dalla bellezza delle nostre città e impegnato a fotografare, con impareggiabile maestria, i paesaggi della penisola. Oggi finalmente lo scrigno del suo prezioso archivio viene aperto e le sue opere si trovano impaginate con eleganza in un bellissimo album di straordinario valore iconografico e storico. La parte del leone la fanno Napoli e Palermo, le due "città-mondo" così difficilmente riassumibili in un reportage. La selezione di Sommer parte da presupposti tutt’altro che pretenziosi: l’intenzione non è quella di documentare sotto un profilo storico la loro realtà ma di trarre da essa i succhi più appetibili per la commerciabilità delle foto. In altre parole Sommer sceglie col suo obbiettivo quanto di quei luoghi gli appare più "vendibile", più adatto a suscitare la curiosità e l’interesse del pubblico, per invogliarlo prima a comprare le cartoline e poi a visitare di persona i posti ammirati nelle foto. Le grandi masse borghesi dell’Europa dell’Ottocento, i viaggiatori e i benestanti, gli addetti ai lavori e gli appassionati locali, diventano i collezionisti di questo nuovo mercato in espansione. Ne capiamo benissimo il motivo, se ancora oggi queste immagini riescono a affascinare noi, che questi panorami li conosciamo bene: il segreto è quello di carpire il Genius loci, di conferire un’aura a ciascun posto, di costruire nell’inquadratura una calcolata sensibilità architettonica e paesaggistica, in un’orchestrazione sensibilissima dei vari elementi, delle prospettive, dei pieni e dei vuoti dello spazio urbano o campestre in rapporto alle figure umane attentamente inserite al suo interno. Esauriente e molto dettagliato nello studio del linguaggio formale di Sommer e nella storia delle interrelazioni fra i vari fotografi dell’epoca, in un lavoro di reciproci scambi e plagi, il volume è soprattutto un’incantevole carrellata di splendide immagini, che superano l’accademia grazie alla voglia di stuzzicare il piacere estetico di una nuova forma di turismo.
Data recensione: 21/07/2007
Testata Giornalistica: Il Domenicale
Autore: Fabio Canessa