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Dall’inizio degli anni Novanta, subito dopo la pubblicazione di «Insciallah», fino all’11 settembre Oriana Fallaci lavorò alla stesura di un romanzo che non ha mai visto la fine. Una notizia che era già nota

È la storia della sua famiglia. Le indiscrezioni in «Caffè Michelangiolo»Dall’inizio degli anni Novanta, subito dopo la pubblicazione di «Insciallah», fino all’11 settembre Oriana Fallaci lavorò alla stesura di un romanzo che non ha mai visto la fine. Una notizia che era già nota agli amici della scrittrice, e non solo: la Fallaci definiva questo romanzo «la sua creatura». Adesso gli eredi della grande scrittrice e giornalista, da pochi mesi scomparsa a Firenze, sembrano voler pubblicare l’opera. A parlare del lavoro incompiuto della Fallaci, che conta almeno 300 pagine battute a macchine e narra della storia della sua famiglia, è il direttore Mario Graziano Parri, nella sezione «Buone Arti» dell’ultimo numero di «Caffè Michelangiolo», quadrimestrale fiorentino edito da Pagliai-Polistampa. Parri, ricordando gli ultimi incontri con la sua amica Oriana Fallaci, parla di un romanzo al quale la stessa scrittrice, una decina di anni fa, gli disse che stava lavorando. Nel periodo dedicato a quel lavoro, la Fallaci si avvalse della collaborazione di Parri facendosi accompagnare in via de’ Serragli a Firenze. «Aveva in mente - scrive Parri - un nuovo libro: il romanzo di Firenze e della sua famiglia. Era alla ricerca di materiali e da quelle parti dovevano trovarsi indizi che riguardavano bisnonno, nonno e padre (eroe della Resistenza e fondatore della Fiom). Se non lo stato maggiore, lì era dislocata una testa di ponte del movimento operaio. Gli antichi laboratori artigiani erano però adesso nient’altro che scheletri, e nessuno da quelle parti sembrava disposto a ricordare. In particolare le premeva mettere le mani sull’atto di solidarietà con gli internazionalisti condannati a Roma come malfattori nel febbraio del 1889, fra di loro Errico Malatesta...». La Fallaci tornò a New York e fu Parri a procedere in quelle sue indagini, sul campo e nelle biblioteche.
Ma successivamente questo passò la mano all’amico Vittorio Cosimini. «Glielo avevo presentato qualche tempo prima - prosegue Parri -. Lui allora era a acapo della Utet (già Pomba) e in quegli archivi lei pensava di trovarci qualcosa... Mi sono chiesto spesso in questi anni che cosa ne fosse del romanzo di famiglia, mi aspettavo sempre di vederlo nelle librerie. Evidentemente qualcosa era intervenuto, per tenerselo nascosto dentro... Io voglio pensare che l’abbia scritto, e magari tenuto in un cassetto perchè è il genere di libro che non si può licenziare se non postumo. Il libro della verità della vita. Che forse non si venderà a milioni di esemplari ma che gli Hemingway e i Malaparte non sono riusciti a scrivere».
Il quadrimestrale letterario fiorentino ripropone inoltre, con il titolo «Il soffio dell’interiorità», una lunga intervista di Maria Antonietta Cruciata già comparsa nel 1994 sulle sue pagine (o meglio quelle del progenitore «Michelangelo» diretto per l’editrice Miano da Alessandro Parronchi e poi, fino al ’96, dallo stesso Mario Graziano Parri). Sempre nello stesso numero è pubblicato anche l’addio di Oriana Fallaci al padre Edoardo (1988) e un altro scritto di Parri, dal titolo Oriana (1994).
Data recensione: 28/12/2006
Testata Giornalistica: Il Giornale della Toscana
Autore: Cristina Manetti