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Non è una lettera, non è agli ebrei, non è di Paolo. Restano incertezze sulla data e sul luogo di composizione.

Non è una lettera, non è agli ebrei, non è di Paolo. Restano incertezze sulla data e sul luogo di composizione. Ma tutto questo non minaccia la canonicità, «la qualità e l’importanza dello scritto»: non ne mette «in pericolo il valore». «L’autore – l’omileta – si rivolge chiaramente cristiani, invitandoli a mantenere salda la professione di fede». E’ quanto spiega Giulio Cirignano nel suo Il mirabile messaggio della Lettera agli ebrei edito da Mauro Pagliai (pagine 226, euro 14). Il testo, poco conosciuto da sacerdoti e da laici, non è semplice. Cirignano, che è biblista, esegeta e teologo si propone di accompagnare il lettore alla scoperta della sua straordinaria ricchezza. Vuole liberare la Lettera agli ebrei da «complessità» e renderla «godibile e accessibile a tutti». Vuole mettere a disposizione dei lettori un «tesoro» inestimabile di bellezza, di dottrina, di spiritualità. E procede tenendo presente l’insegnamento del gesuita Albert Vanhoye (1923-2021) i cui studi «a cominciare da quelli sulla struttura del testo, sul suo linguaggio, sulla sua portata teologica restano dei classici». Un discorso cristologico punteggiato di dati storici e di riferimenti alle pagine dell’Antico Testamento, in specie ai Salmi. Cirignano, che analizza contesti, culture e credenze, sottolinea momenti di una temperie spirituale che suscita, tra incomprensioni e spirito critico, una particolare attenzione al rapporto tra il dettato della Lettera e i fermenti del nostro tempo. Cirignano parla di un «accattonaggio devozionale» tipico «dell’esperienza religiosa che non si evolve in esperienza di fede». E aggiunge subito dopo: «Poi dovremo avventurarci nel magnifico spazio della familiarità con la Parola, tutto da costruire. Dopo cinque secoli di digiuno cattolico della Parola, il popolo dei discepoli del Vangelo è atteso per un’appassionante avventura di alfabetizzazione». Dalla lettura della Lettera agli ebrei scaturiscono suggerimenti per la lettura della Bibbia. Una lettura come partecipazione, come partecipazione intensa. Il Padre manda il Figlio sulla terra. Ecco il confronto con gli angeli. Ecco il confronto con chi lo ascolta e lo segue. Ecco il discorso sui sacrifici. Ecco il discorso, fondamentale, su Gesù sommo sacerdote. La Lettera offre «il punto più alto della comprensione di Gesù raggiunto nel cristianesimo nascente all’indomani della Pasqua». E il Cirignano ci aiuta a cogliere il sacerdozio di Gesù nella sua pienezza passando attraverso la visione giudeo-cristiana, la concezione del sacerdozio in Paolo, la tradizione legata a Vangeli sinottici e la letteratura giovannea. Nel capitolo XI Cirignano si sofferma su temi a lungo dibattuti: la legge, il culto, i sacrifici… Ma dove c’è il perdono «non c’è più bisogno di offerta per il peccato». Il «mirabile messaggio» è la redenzione. «E’ accaduto qualcosa, è suonato il perdono di Dio. Senza questo accadimento non potremmo vivere». L’antropologia incontra la teologia. La fatica di Cirignano getta luce sulla tensione dell’uomo alla Verità e alla salvezza.
Data recensione: 14/04/2022
Testata Giornalistica: L’Avvenire
Autore: Francesco Pistoia