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Giovanni Boccaccio, erede e ammiratore della poesia di Dante Alighieri, autore del famosissimo Decameron con le sue cento novelle

Giovanni Boccaccio, erede e ammiratore della poesia di Dante Alighieri, autore del famosissimo Decameron con le sue cento novelle, è uno degli autori che reputano che teologia e poesia siano una cosa sola. Boccaccio non si riconosce come semplice autore di favole associabili alla teologia mitologica ma alla teologia del terzo tipo, quella illustrata da Varrone come teologia civile e politica, la quale «attraverso le parole degli uomini, ha l’obiettivo di istruirli e renderli cauti». I poeti scrivono versi oscuri ma questo è il metro con cui è scritta anche la Sacra Scrittura che mira ad arricchire e impegnare la mente umana. Il testo di Fatigati, con la prefazione di Ghisalberti, mette in luce l’importanza e la relazione del Decameron e del suo autore con la teologia del tempo, rileggendone le storie raccontate in chiave teologica, religiosa e (per la terza novella in particolare) tenendo conto del dialogo interreligioso. Nella prima parte è riportato il racconto storico della famosa pestilenza del 1347, ricordando la situazione in cui le novelle vengono raccontate. L’autore poi si interroga sull’intento pastorale delle novelle che spesso mettono in evidenza le mancanze dei religiosi e delle religiose. Si passa poi a sottolineare l’importanza dell’amore, sacro o profano che sia. Nella seconda parte vengono analizzate nel dettaglio le novelle teologiche con le loro sfumature.
Data recensione: 01/09/2021
Testata Giornalistica: Città di Vita
Autore: ––