Domenica 24 novembre si rinnova l’appuntamento con la corsa di 42 km, che ogni anno richiama nel capoluogo toscano
La storia di uno dei protagonisti della maratona di Firenze,
raccontata dallo scrittore Francesco Giannoni in esclusiva per i lettori
dell'Informatore
Domenica 24 novembre si rinnova l’appuntamento con la corsa di 42 km, che ogni
anno richiama nel capoluogo toscano migliaia di sportivi e appassionati di
tutto il mondo, in un percorso denso di arte, storia e cultura.
Francesco Giannoni ce la racconta nel suo libro La Maratona di Firenze. I protagonisti (Mauro Pagliai editore)
dando voce ai suoi protagonisti, tanti corridori amatoriali – medici e
camerieri, sacerdoti e geometri, traduttori e pensionati, impiegati e
professionisti – che con grande passione e sudore si cimentano nella gara, ma
anche ai tecnici e giornalisti, il comitato organizzatore e gli uomini delle
istituzioni che ogni anno rendono possibile questa grande festa dello sport.
Una storia lontana
Le radici di questa corsa risalgono al 490 a.C. quando Filippide (o Fidippide),
un ateniese che, secondo Erodoto, corse tutta la distanza per annunciare la
vittoria ateniese sui persiani. Al termine della sua fatica morì stremato,
subito dopo aver pronunciato la parola “abbiamo vinto“. La gara della maratona
è stata rievocata ai giochi della I Olimpiade il 10 aprile 1896 ad Atene. Oggi
sono centinaia le maratone organizzate in giro per il mondo e migliaia gli
atleti, professionisti o semplici appassionati, che la corrono.
Due chiacchiere con lo scrittore
Perché uno che non corre ha deciso di
scrivere un libro sulla maratona?
Perché è una gara che mi ha sempre affascinato sin da bambino. È stato mio
padre a parlarmi per primo della maratona, raccontandomi la storia di Dorando
Petri, il maratoneta italiano che a Londra fece la gara, arrivò in testa
all’ultimo giro, poi ebbe un momento di crisi ma arrivò comunque al traguardo,
anche se sorretto da un paio di persone, tra cui un giudice di gara. Fu
squalificato ma è passato lo stesso alla storia. La maratona è una gara di
fatica e di sudore, apprezzata da tutti, non c’è tifo contro.
Come hai scelto “i protagonisti”?
È stata una scelta casuale, dal vicino di casa e poi, con il passaparola, gli
altri. Gli atleti famosi mi sono stati segnalati da Fulvio Massini, preparatore
atletico, guru di tanti maratoneti fiorentini e italiani. Nel libro c’è anche
la sua intervista, insieme a quella di Alberto Lucherini, che la maratona l’ha
vinta due volte, e Fabrizio Caselli, che l’ha vinta nel 2008.
Cosa rappresenta la Maratona per loro?
Le persone da me intervistate sono atleti amatoriali (lo stesso Lucherini era
autista dell’Ataf) ma tutti mi hanno detto che la maratona è una gara che si
corre contro se stessi, l’importante è arrivare in fondo, superando i limiti e
le proprie difficoltà.
Tra gli intervistati, chi è quello che ti
ha colpito di più per la storia?
Difficile fare classifiche. Dovendo scegliere, Fabrizio Caselli per la sua
forza di carattere e Alberto Lucherini, il vincitore delle due maratone, per
l’episodio che mi ha raccontato, quando era fianco a fianco con un atleta russo
che senza volerlo lo urtò e lo mandò a terra. Il russo però non ripartì finché
Lucherini non si alzò, anzi lo aiutò a rialzarsi. Questi episodi ti fanno
capire il valore vero dello sport. Tra i meno noti, la storia di Don
Menestrina, il parroco maratoneta.
Dopo questo libro continuerai a non
correre?
Sì continuerò a non farlo. Correre richiede impegno, e serietà, e mesi di
preparazione. Ma ho ancora maggior rispetto per la fatica di questi atleti,
soprattutto per gli amatori, perché non vogliono vincere una medaglia ma solo
arrivare in fondo. Come mi ha detto uno “anche se sono invecchiato un anno di
più, anche questa volta ce l’ho fatta”. La maratona insegna ad accettare le
sfide della vita e superarle, ognuno con il suo passo.
Data recensione: 22/11/2019
Testata Giornalistica: «Informatore» online
Autore: Valentina Vannini