«Avvertiamo con crescente chiarezza che il dono della Parola deve tornare al centro. Tutto deve girare intorno a essa
«Avvertiamo con crescente chiarezza che il dono della Parola
deve tornare al centro. Tutto deve girare intorno a essa: la Parola di Gesù». Giulio
Cirignano, docente di Sacra Scrittura nella Facoltà teologica dell’Italia
centrale, comunica pensieri emergenti da un forte impegno nella ricerca e da
una ricca esperienza pastorale (si pensi a Porzione
di Chiesa. L’Aimc spazio di logica alternativa,1995). Non lasciamoci rubare la speranza (Polistampa, pagine 220, euro 14),
seguito di Cambiamento d’epoca, è al
tempo stesso analisi e proposta. Chi ci ruba la speranza? Innanzi tutto il
nostro egoismo. E poi, con riferimento chiaro e convinto all’insegnamento di
papa Francesco, quanti seminano pessimismo e disfattismo, quanti «presumono di
saper parlare di tutto solo perché occupano un posto di responsabilità nella Chiesa.
Sono coloro che non rispettano le competenze dei molti soggetti del popolo di
Dio. Sono coloro che usano i verbi solo al passato e al presente, ma ignorano
il futuro». Quindi Cirignano induce a riflettere su fede e vita. Il discorso
che sviluppa è tutto nutrito di sostanza biblica e teologicamente sostenuto da puntuali
riferimenti a san Paolo. Vi si coglie un limpido desiderio di cambiamento, di trasformazione.
Il cambiamento è un processo lungo, costituito di più passi, di più tappe.
Occorre abbandonare stili e modalità non più rispondenti alla sensibilità dei
nostri giorni. Occorre prendere atto che il mondo della “Controriforma” (il
termine ricorre più volte: sottolinea pesanti incrostazioni post tridentine) è
superato. «Chi vive rintanato nelle proprie convinzioni difficilmente potrà accorgersi
del tempo che passa e che tutto logora». E dunque rivedere strutture e
modalità, purificare culto e devozioni (compresa la devozione mariana),
ripensare educazione e catechesi («Tutto il popolo di Dio è chiamato in
causa»), liturgia e sacramenti, omelia (nello spirito dell’insegnamento di
Benedetto XVI e di Francesco). Parole anche dure: «crudeltà cattolica» (considerazioni
su don Milani), «afonia profetica», orfanità (il non essere partecipi di un’autentica
«esperienza di gestione comunitaria»), gerarchia (vera «ipertrofia storica»), clericalismo,
maschilismo. Molti i temi affrontati. I laici: la loro spiritualità, il lavoro,
le professioni, la famiglia, la scuola, il volontariato, le relazioni interpersonali,
la creatività, la cultura, l’impegno politico… Non una spiritualità monastica, ma
una «originale elaborazione laicale dei doni dello Spirito». Sacerdozio
ministeriale e sacerdozio comune dei battezzati: partire da qui per delineare
ruolo e responsabilità e missione dei laici. Un linguaggio ricco di “no”. Ma
semplice, trasparente, costruttivo. Un invito a una vita nuova in una Chiesa
nuova. Un invito a recuperare una grande interiorità, intesa «come percezione
di se stessi in vera continua amicizia con Gesù». Un’immersione nella gioia del
Vangelo. «La Parola è vento fresco del mattino, carezza che sostiene nel
pellegrinaggio della vita».
Data recensione: 13/10/2019
Testata Giornalistica: L’Avvenire
Autore: Francesco Pistoia